Due pesi, due misure: Schlein non condanna gli antisemiti del PD

Questa è la storia di come il concetto “due pesi, due misure” trovi una larghissima e frequentissima applicazione all’interno del Nazareno. Se infatti l’antisemitismo è di sinistra (e sappiamo tutti che, sporadici casi a parte, è a sinistra che si esprime il più forte odio anti-ebraico, come sancito nel rapporto annuale rilasciato dall’Università di Tel Aviv), i progressisti sono prontissimi a tacitarlo e a fare finta di niente. Sembra anzi un valore, una virtù richiesta ma non condivisa pubblicamente. E quando certi personaggi la sparano grossa, magari vengono allontanati ma dalle loro parole i vertici non intendono mai prendere realmente le distanze. E questo perché c’è un mondo tutt’altro che sotterraneo che ama schierarsi con i pro-Pal e delegittimare il ruolo di Israele che, parlando in termini elettorali, conta.

Silenzio-assenso

Due pesi, due misure perché a sinistra sono subito pronti a condannare gli sbagli altrui, ma non riescono a prendere proprio esempio da chi, invece, sa reagire a modo a certi episodi. In altre parole, quando alcuni ragazzi di Gioventù nazionale sono stati sopresi in espressioni antisemite, Giorgia Meloni ha saputo condannarle in modo forte e svelto eliminando qualsiasi tipo di dubbio: non c’è spazio in Fratelli d’Italia all’antisemitismo. E invece cosa succede a sinistra in casi analoghi? Inutile sottolineare che da parte dei vertici di partito e in particolare di Elly Schlein, non si udiranno certe prese di posizione. D’altronde, quando i pro Palestina si divertivano a imbrattare muri, occupare università, attaccare le forze dell’ordine, bruciare manichini di leader internazionali (tra cui, ovviamente, anche Giorgia Meloni), il silenzio invadeva le stanze del Nazareno, in un atteggiamento, per i più maliziosi, di silenzio-assenso che certo non faceva bene alla nostra democrazia.

“Non basta piazzale Loreto”

Qualcosa di molto simile a quanto descritto sta succedendo in questi giorni, da quando Cecilia Parodi, che si definisce scrittrice e attivista milanese, ha rilasciato sui social un video che ha messo in forte imbarazzo (speriamo, perlomeno) il Pd milanese, nelle cui sedi l’attivista era solita bazzicare in qualità di esperta della questione mediorientale, ospitata con piacere negli eventi del partito e dei Giovani Democratici. Il video è stato prontamente cancellato, ma la gaffe (anche più di una semplice gaffe) è stata fatta. Le sue parole: “Odio tutti gli ebrei, odio tutti, tutti gli israeliani dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono, tutti i giornalisti, tutti appesi per i piedi, non basta piazzale Loreto, ci vuole piazza Tienammen per appendervi tutti, io ve lo giuro, io sarò in prima fila per sputarvi addosso”. D’altronde, la Parodi sui social era già finita nei casini, condividendo, ad esempio, i comunicati di Hamas, con tanto di hashtag “resistenza”. E ancora, Parodi, grazie al Pd e ai Giovani democratici milanesi, si è ritrovata ben presto circondata da altri personaggi noti per aver definito il governo israeliano “nazista” o che si compiacevano della morte di alcuni ostaggi ebrei. Organizzavano convegni talvolta pure con il beneplacito degli assessorati (dem) alla Cultura anche in altre Regioni. Il tutto nel totale silenzio della segretaria Elly Schlein.

Sinistra veramente inclusiva?

Schlein ritiene ammissibile che una persona portatrice di tale odio e tali aberranti idee possa essere ospite di eventi della giovanile del Pd?”, si è chiesto Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, attendendo che sia proprio l’italo-svizzera (per altro, di origine ebraica) a fare “chiarezza”. Anche dai banchi di Fratelli d’Italia dell’altro ramo del Parlamento sono state levate voci di indignazione: “Spiace constatare come il clamore mediatico nei confronti di giovani appartenenti ad una certa parte politica non trovi stesso riscontro quando si parla di esponenti di sinistra”, fa notare Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Qui, appunto, il due pesi, due misure si fa vivo più che mai: la sinistra, forse, non è tanto inclusiva come ci fanno credere.

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