È morto Piñera. Il primo presidente di destra del Cile democratico

Molti credono, probabilmente a ragione, che nulla capiti per caso e che sia già tutto scritto, ad opera di una realtà superiore, circa le nostre esistenze terrene, dal loro inizio alla loro fine. All’ex presidente del Cile Sebastian Piñera è toccato morire a 74 anni in un incidente a bordo di un elicottero da lui stesso pilotato. A causa del maltempo, così hanno riportato i media cileni, l’elicottero condotto da Piñera è precipitato e si è inabissato nel lago Ranco, nella regione di Los Rios, a sud della capitale Santiago. Con l’ex presidente viaggiavano altre tre persone che sono riuscite a salvarsi uscendo in tempo dall’abitacolo dell’aeromobile, mentre Sebastian Piñera non ha potuto liberarsi in maniera tempestiva dalle cinture di sicurezza ed è morto annegato nelle acque del lago. E’ giusto dedicare alcune parole a questo personaggio politico e non solo per il suo decesso avvenuto evidentemente in circostanze piuttosto tragiche. Piñera ha interpretato un momento di forte discontinuità, di “rupture” per dirla alla francese, nella vita politica del Cile democratico, paragonabile in buona parte a quello incarnato ora da Javier Milei in Argentina, giunto alla guida della Nazione del tango con inedite posizioni conservatrici e libertarie, dopo anni di dominio peronista.

Successivamente alla fine del regime di Augusto Pinochet, diventata definitiva nel 1990 in seguito al referendum del 1988, in cui i cileni si espressero in maggioranza per le dimissioni di Pinochet, e alle prime elezioni libere del 1989, si sono alternati presso La Moneda, residenza ufficiale del presidente della Repubblica del Cile, prima di Sebastian Piñera, quattro capi di Stato appartenenti tutti a coalizioni o partiti di centrosinistra e sinistra. Poi, nel 2009 vince il candidato della Coalizione per il Cambiamento, di centrodestra, e leader del partito conservatore Rinnovamento Nazionale Sebastian Piñera, già imprenditore e uomo d’affari. Il suo mandato durerà dal 2010 al 2014, e sarà poi rieletto presidente per un nuovo incarico dal 2018 al 2022, succedendo alla socialista Michelle Bachelet che l’aveva già preceduto dal 2006 al 2010. L’affermazione e il radicamento di un’alternativa alle forze democratico-cristiane e socialiste di centrosinistra, che hanno a lungo governato il Cile dall’uscita di scena di Pinochet, sono stati anzitutto salutari per la giovane democrazia del Paese latinoamericano. Quando il pluralismo diviene la regola fondamentale della politica, ci deve essere una sana alternanza fra schieramenti opposti e la possibilità per tutti i concorrenti in campo, se ottengono ovviamente i voti necessari, di conquistare, per dirla con una metafora, il timone della nave. Altrimenti, qualsiasi forza, sia essa di sinistra o anche di destra, che si trovi a governare per più di un decennio senza essere realmente insidiata da una opposizione priva a prescindere di future prospettive di governo, beh, si adagia nell’immobilismo e nelle rendite di posizione, e può anche commettere abusi. Sentirsi comunque a rischio dopo un mandato presidenziale o un incarico di premier di quattro o cinque anni, impone meglio il lavoro diligente e il rispetto delle regole.

La sinistra della ex presidente Michelle Bachelet si è rivelata senz’altro diversa da altre pessime sinistre dell’America Latina come, per esempio, quella venezuelana che, attraverso Hugo Chavez prima e Nicolas Maduro dopo, ha instaurato a Caracas una sorta di dittatura, peraltro ancora imperante, o quella brasiliana, solidale con i terroristi rossi tipo l’ex esponente dei Pac, (Proletari Armati per il Comunismo), Cesare Battisti, purtroppo nostro connazionale. Il presidente brasiliano Lula si è detto poi pentito della lunga e vergognosa protezione offerta a Battisti, autore di quattro omicidi, nel Paese verde-oro, ma è difficile dimenticare, per l’Italia intera e soprattutto per le famiglie delle vittime del terrorista dei Pac, ora finalmente rinchiuso nelle carceri italiane. Tornando al Cile, anche se laggiù non si sono mai verificati eccessi da parte delle varie sinistre, ininterrottamente al potere per un ventennio, il sorgere di un controcanto conservatore animato da Sebastian Piñera, ha comportato una maturazione piena della democrazia cilena, nella quale l’alternanza fra presidenti di sinistra e di destra è ormai cosa assodata. Il Cile è uno dei Paesi più avanzati, se non il più avanzato di tutti, del Sud America, e il raggiungimento di una democrazia compiuta fa sì che il viaggio verso la libertà, iniziato nel 1990, sia di sola andata. Piñera, che, fra l’altro, votò per le dimissioni di Pinochet nel referendum del 1988 sulla permanenza o meno al potere del Generale, è stato un sincero democratico, come ha affermato l’attuale capo di Stato, di sinistra, Gabriel Boric, che ha chiesto i funerali di Stato per il leader politico conservatore morto in elicottero e tutti gli onori che è doveroso tributare ad un ex presidente.

Come è successo a tanti capi di governo del mondo, anche celebri e molto bravi nel loro lavoro, pure Sebastian Piñera è andato incontro ad alti e bassi. Il primo mandato fu caratterizzato da riforme liberali e da una invidiabile crescita economica del 6 per cento nel bel mezzo della crisi economica globale, quando Usa e Ue arrancavano disperati, mentre il secondo incarico è stato più problematico a causa di diffuse proteste popolari e della pandemia, che naturalmente non ha risparmiato il Cile. Ma chi riesce a concretizzare in politica una svolta benefica per l’intero sistema democratico, non verrà mai dimenticato dalla Storia.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

2 Commenti

  1. Caro Roberto, leggere i tuoi articoli è sempre un arricchimento intellettuale e morale.
    Un solo commento: parliamo degli altri ma in realtà parliamo sempre – giustamente – di noi.
    La tua visione ferma e razionale della destra e della democrazia è probabilmente quella in cui maggiormente mi riconosco, e nella quale riconosco – spero di non sbagliarmi – FdI e la nostra Leader.

    Con affetto

    Alessandro

    • Carissimo Alessandro, grazie intanto per le belle parole che mi dedichi e che mi onorano. Grazie davvero! Sì, io ho una idea di destra che si colloca, per semplificare, in maniera distinta sia da quella ultima e perdente di Fini, inutilmente politically correct e irriconoscibile, che da certi populismi esasperati. Credo che ciò corrisponda alla impostazione attuale di FdI. Un abbraccio, Roberto.

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