Questa sembrerebbe una rubrica dedicata a “Quelli che non pensano”, considerando le ultime uscite strampalate e fuori da ogni ragionevole concezione del Presidente turco Recep Erdogan, il quale avrebbe dichiarato agli islamici che un mancato intervento nella questione, verrà giudicato da Allah come una responsabilità nel merito.
Altro che il “Zenga-Zenga” di Muhammar Gheddafi, questo vuole proprio sfigurare di fronte al mondo intero, pronunciando parole che rischiano di essere utilizzate a motivo di azioni jihadiste da parte di fondamentalisti e cellule dormienti. Si potrebbe aprire una rubrica intera sulle sparate del Premier turco, ma per il momento basterà questo articolo per farci comprendere come la radicalizzazione di un fondamento religioso sia un rischio immane a livello globale.
D’altronde non ci si può aspettare nient’altro da un uomo che ha convertito in Moschea l’Abbazia di Santa Sofia, dal nulla, evidentemente solo per fare un dispetto alla cultura cristiana che va per la maggiore in Europa: lo stesso continente a cui la Turchia dovrebbe o vorrebbe essere istituzionalmente vicina.
Immaginare che tempo fa qualcuno credeva che la vicinanza del suddetto paese alla NATO, equivalesse ad uno spiraglio diplomatico con la Russia al fine di cessare le ostilità in territorio ucraino, è un pensiero che fa gelare di netto il sangue nelle vene. Le ultime sciocchezze proferite sono la dimostrazione che evidentemente il Primo ministro turco non è capace nemmeno a mediare con se stesso.
Tuttavia lo scivolone di Erdogan sembra essere piuttosto prevedibile, anche in virtù del fatto che la situazione economica turca non sia delle migliori e non è che quella interna sia poi tanto meglio, per non parlare poi del conflitto con i Curdi: nel caso in cui l’esercito del Premier turco dovesse sbagliare il tiro, si rischierebbe un incidente diplomatico persino con gli altri Stati mediorientali.
Evidentemente l’avversione nei confronti dello Stato ebraico potrebbe essere dettata dall’inutilità delle relazioni diplomatiche ed economiche con quest’ultimo: forse gli export petroliferi dall’Azerbaigian verso i porti di Tel Aviv non fruttano più come una volta, Erdogan avrà dunque pensato che a questo punto sarebbe valsa la pena di lanciarsi in una nuova avventura sproloquiando senza prima monitorare il proprio orticello.
Ma le comiche in salsa turca non finiscono qui, perché Erdogan durante una telefonata con il Premier Giorgia Meloni, avrebbe auspicato che l’Italia riesca a seguire gli esempi di Norvegia, Irlanda e Spagna nel riconoscimento dello Stato palestinese. Se soltanto si fosse informato meglio, avrebbe almeno recepito che per il Presidente del Consiglio italiano una soluzione a due stati è fondamentale e lo dimostra anche l’ultimo incontro con Mohammed Mustafa, per sostenere i civili vittime del conflitto in corso.
Non abbiamo ancora finito, perché in effetti c’è dell’altro: Giorgia Meloni ha infatti sostenuto a Gennaio che la Palestina abbia tutto il diritto di possedere un proprio stato, dunque polemiche di questo genere dimostrano di essere pretestuose all’ennesima potenza, soprattutto se messe in piedi da chi avrebbe molto altro di cui preoccuparsi come lo stesso Erdogan, il quale non può certamente considerarsi un benefattore.
Adesso vengono anche dalla Turchia a farci la morale, anche se questa volta l’episodio è al limite del tragicomico, specialmente perché uno come il Presidente turco non può di certo dare lezioni di democrazia: tipico atteggiamento di chi nell’occhio non ha una trave ma l’intera cassetta degli attrezzi.