Quando si dice che un grande destino è già scritto, probabilmente si pensa a figure come quella di Davide Ermini, nuovo vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Famiglia di avvocati la sua, di Rignano, a pochi passi da casa Renzi e infatti le famiglie si conoscono e si frequentano. Per questioni d’età, inizialmente Davide è più vicino a papà Tiziano, ma poi conoscerà il figliolo Matteo e sarà quest’ultimo a spalancargli le porte della politica che conta. Come Tiziano, Davide arriva dalla DC, e un po’ del democristiano ha comunque mantenuto, forse l’espressione sorniona oppure i vestiti di 50 sfumature di grigio. In ogni caso, se l’aspetto può risultare da “uomo qualunque”, non lo è il temperamento, né lo sono le aspirazioni. Lo prova lo slogan che si sceglie quando si candida a sindaco di Figline: “David contro Golia”. Perde, perché non sempre la fionda basta, ma vuoi mettere aver fatto capire a tutti che lo scontro non spaventa anche quando le forze avversarie sono soverchianti? Alla fine, il nostro Davide diventa prima consigliere provinciale della Margherita e poi, appunto seguendo le gesta di Matteo Renzi, deputato del Pd, prima, e poi nel 2014 con la nomina a responsabile della giustizia, sale pure nelle alte sfere del partito. Difende i Renzi e Luca Lotti, coinvolti nell’inchiesta Consip, e attacca il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto sui social network: “Prima si prende di mira Renzi e poi si lavora sulle indagini? Ci sono mandanti?”, come riporta Il Fatto Quotidiano, in ogni caso dimostra di essere un ottimo componente di quel Giglio magico destinato a finire sugli altari della sinistra prima, e nel polverone di un gran casino dopo. In ogni caso, appare oggi evidentissimo, che magari il PD affonda, ma i suoi “grand commis” galleggiano che è una bellezza.
E così si arriva al momento del grande salto: con un PD che stenta a trovare il bandolo della matassa, passare dal parlamento alla prestigiosa poltrona di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, unico politico, è un bel colpaccio per Ermini che per questo dovrà ringraziare tra l’altro i voti di Magistratura Indipendente di Cosimo Ferri, altro piddino. Di voti in tutto, Ermini ne ha incassati 13 sotto lo sguardo benedicente del Capo dello Stato nonché presidente del Consiglio superiore della Magistratura, Sergio Mattarella, mentre il laico di area M5s, colui che gli è arrivato più vicino nella votazione, Alberto Maria Benedetti, si è fermato a 11 voti. Chissà di chi sono state le 2 schede bianche che avrebbero potuto determinare un pareggio e riaprire i giochi.
Resta il fatto che dopo l’elezione di Foa in Rai che aveva fatto gridare il PD allo scandalo, adesso che a Palazzo dei Marescialli arriva l’ennesimo componente di sinistra del Consiglio superiore, ogni problema sembra appianato, ogni ansia sopita e, soprattutto, è salva “l’indipendenza” della Magistratura. Se fossero riusciti a “salvare” anche “l’indipendenza” della Rai, si potrebbe dire che per un partito “morituro” come il PD le cose non vanno poi così male indipendentemente da come votano gli italiani.