“Esportare” il Covid ha fatto bene alle casse della Cina.

Il quotidiano “La Verita’” titolava ieri in prima pagina: IL COVID HA INGRASSATO L’ECONOMIA CINESE; niente di più vero, ma anche niente di più ovvio. La Cina comunista ha ingegnerizzato e concepito il Covid 19 nel reparto Maternità di  Wuhan, lo ha fatto venire alla luce, allattato e nutrito finchè non fosse pronto per essere esportato, non nel resto della Cina tempestivamente isolato nel frattempo, ma all’estero attraverso gli aerei gentilmente messi a disposizione dei funzionari cinesi perché scortassero il virus fino all’Aeroporto di Malpensa da dove ha potuto  disperdersi liberamente, dando luogo al primo, micidiale attacco biologico su vasta scala che la storia abbia mai registrato.

E’ ovvio, dunque, che il Covid 19 abbia mostrato la sua riconoscenza alla madrepatria favorendone con meccanismi economici e comunicativi diretti ed indiretti, il gigantesco sviluppo economico che ora la Cina può vantare: il vero scandalo, però, è altrove: è nei mezzi di comunicazione globale e, soprattutto nel cervello dei comunicatori dove è pressoché impossibile scovare non dico un qualche sentimento di ostilità attiva nei confronti del Dragone, ma neppure, salvo rare e lodevoli eccezioni, la sia pur minima traccia di consapevolezza del pericolo rappresentato dall’esistenza stessa di un Paese abitato da più di un miliardo di persone, in massima parte ai limiti della  sopravvivenza fisica, governata da una oligarchia di servi striscianti intorno al loro numero 1 che gode ad autonominarsi Presidente a vita e a comparire di fronte a folle osannanti con indosso la mitica divisa di Mao-Tse- Tung.

Nemmeno Adolph Hitler ha goduto di una simile popolarità ed ammirazione da parte della sua cerchia di fedelissimi, anzi dovette ordinare lo sterminio delle SA, le camicie brune, il feroce braccio armato che lo aveva sempre sostenuto e che cominciava a dar segni di non essere più così affidabile. Ma Hitler aveva fatto leva su un sentimento nazionale umiliato dalle condizioni strangolatorie di resa subentrate alla sconfitta nella Prima Guerra mondiale; Xi Jping, no: da buon cinese si è limitato a sedersi sulla sponda del fiume aspettando di veder passare i primi cadaveri, le vittime delle illusioni di questo millennio, la connessione globale, l’ossessione ecologico-climatico-ambientalista, il delirio di uguaglianza ed interscambiabilità sessuale e tutte le fregnacce di cui si è limitato a prendere atto con deferenza formale negli ultimi decenni, concedendosi persino a promesse non mantenibili sulla democratizzazione del Paese, sul rispetto di Hong-Kong, di Taiwan e del metodo democratico, firmando accordi che non aveva nessuna intenzione di rispettare e, alla fine, spedendoci il colpo di grazia definitivo ed invisibile, quel Covid 19 che, anziché suscitare la sacrosanta reazione militare (inevitabile in tempi diversi) di bombardamento a tappeto dei laboratori  di Wuhan, ha messo in moto un meccanismo commerciale e comunicativo perverso finalizzato a mettere insieme in fretta e furia, vaccini  distribuiti ancora in fase sperimentale, oltre che provvedimenti politici liberticidi dei quali in Cina non si sono neppure accorti, tanto ci sono abituati, ma che in Occidente hanno sconvolto la nostra sopravvivenza sociale già messa a dura prova dalla pandemia.

E allora diciamolo e gridiamolo ai quattro venti: la Cina sarà pure magica e misteriosa come il Dragone che la simboleggia e come il mito della Via della Seta sempre coltivato dalle anime belle, ma è un Paese inaffidabile, aggressivo, pericoloso e manipolatore.

Buon Anno a tutti! (proprio a tutti, no…!)

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Giuseppe Magnarapa
Giuseppe Magnarapa
Neuropsichiatra, è autore di numerosi saggi sul comportamento violento di tipo psicopatologico e criminale. Ha anche scritto romanzi di genere horror, poliziesco, psico-thriller e fantapolitico.

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