Continua a far parlare la copertina dell’Espresso, e la cosa è molto triste perchè non ci sta nulla di cui parlare.
Non ci sarebbe nulla da dire oltre il fatto che acquisire diritti non significa pensare solo ai cazzi propri. I diritti sono un equilibrio del mondo, i diritti sono qualcosa che disciplina il nostro vivere che stabilisce il nostro limite in relazione al diritto altrui. Qui tutto si sta perdendo nel bicchiere d’acqua del farneticante utilizzo della parola “diritto”per esprimere in realtà il “desiderio” di qualcosa. Il desiderio è ciò che porta a propendere verso l’ottenimenti dello stesso senza considerare gli altri, di questo si tratta non di diritto. Ed appellarsi a questa parola e al criterio che ci sia una legge che debba soddisfare quello che è in realtà un desiderio è un modo ignobile non solo di concepire i valori umani, ma anche di concepire la legge che deve essere sempre e solo a favore degli indifesi, in questo caso dalla partedel bambino che per la pulsione del singolo non può vedersi negato un diritto fondamentale, quello di una madre. Si pensasse meno a se stessi è più all’impatto che abbiamo nel nostro prossimo non dovremmo assistere a tutto questo. Ma c’è chi proprio non riesce a pensare a qualcosa di più ampio di sè stesso, ed ecco che un bambino assume il significato di un gadget, un capriccio, un oggetto che affermi uno status, più che un reale atto di amore e abnegazione. State mercificando i sentimenti e l’uomo nello stesso momento in cui credete di innalzarlo alla sua massima rappresentazione, e senza accorgervene lo state condannando non alle più alte aspirazioni, ma alle più indegne. Tutto questo con la parola “amore” e “libertà” sulla bocca.