Sull’ex Ilva “noi ci crediamo e noi ci impegniamo a ricostruirla competitiva sulla tecnologia green su cui già sono impegnate le acciaierie italiane, prime in Europa”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una informativa al Senato. L’impianto secondo Urso “è in una situazione di grave crisi: nel 2023 la produzione si attesterà a meno di 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben sotto l’obiettivo minimo che avrebbe dovuto essere nel 2023 di 4 milioni, per poi quest’anno risalire a 5 milioni. Nulla di quello che era stato programmato è stato realizzato. Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto in merito ai livelli occupazionali e al rilancio industriale”. Ha poi proseguito Urso, “noi intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio e delineando un piano siderurgico nazionale” costruito su quattro poli complementari “attraverso un progressivo rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti” di Taranto, Terni, Piombino e le acciaierie del Nord Italia. In primis Taranto “che dovrà riaffermare il ruolo di campione industriale, con una filiera produttiva con l’intero ciclo, dal minerale al prodotto finito”, poi c’è Terni “dove lavoriamo sul solco di quanto fatto dal mio predecessore Giorgetti, per il rafforzamento della produzione di acciai speciali, con un contratto di programma che dovrebbe essere definito entro febbraio”, segue Piombino “con le enormi potenzialità, in particolare sulle rotaie che fin qui ha sottoperformato e che ora registra l’interesse – oltreché del soggetto presente – di potenziali nuovi investitori stranieri con i quali ci apprestiamo a sottoscrivere un memorandum di intesa per il riavvio della produzione di acciaio”, e da ultimo “ma primo per importanza di produzione, il supporto alle acciaierie, soprattutto nel nord, che stanno portando avanti con successo una svolta green senza precedenti, modello di efficienza sostenibile in Europa a cui dobbiamo dare atto dei grandi sforzi fatti”.
Nel suo discorso in Senato, il ministro delle Imprese ha ricordato come “abbiamo a più riprese chiarito al socio privato come sia necessario un impegno congiunto sui fabbisogni immediati, sulla ricapitalizzazione e sull’acquisto degli asset e sugli investimenti produttivi e ambientali” e che “Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato”.
Quello appena descritto è lo scenario che oggi vede il Governo valutare oltre all’amministrazione straordinaria anche quella controllata, con il rebus del cambio al vertice di Acciaierie d’Italia.
Tuttavia, per garantire un futuro all’ex Ilva, con Mittal in uscita, sarà necessario trovare nuovi soci e capitali, ed i privati, come assicura il presidente di Federacciai, Tonino Gozzi “sono pronti a fare la loro parte nel rilancio dell’ex Ilva, ma solo se ci sono determinate condizioni. Serve un’operazione verità sui conti, sui patti parasociali con Mittal e sullo stato dei macchinari. E poi occorre certezza su piano finanziario e industriale”.
Lo dichiara Francesco Ciro Miale, Resp. Dipartimento Trasporti Fratelli d’Italia Grottaglie.