Fedez tra smentite RAI e canzoni omofobe. Gatte da pelare per il neo paladino del DDL Zan.

Continua il carosello mediatico dopo la lectio magistralis che Fedez ci ha voluto regalare dal pulpito del concertone.

Le polemiche non si placano, alcune fomentate dallo stesso Fedez, che ieri ha pubblicato sui social il contenuto di una telefonata intercorsa con i vertici RAI, accusati dal rapper di aver tentato di censuralo. Su questa i vertici dell’Azienda hanno inoltrato prontamente una smentita, denunciando il fatto che le dichiarazioni pubblicate sarebbero state manipolate, e che sarebbe stato passato un messaggio inveritiero.

Su questo punto si possono immaginare strascichi e sequele giudiziarie, dato il tenore particolarmente livoroso delle reciproche contestazioni.

Ma un’altra succulenta querelle mediatica si incardina su questa vicenda grazie a chi ha rammentato il contenuto di alcune canzoni dello stesso rapper dai testi non molto ortodossi e politically correct … per dirla ore rotundo decisamente omofobi.

Nel 2011 l’odierno paladino del DDL Zan, infatti, non le mandava a dire a Tiziano Ferro, bullizzandolo pesantemente e volgarmente in una canzonettina, in conseguenza del suo coming out. Su questo anche lo stesso Ferro aveva qualche anno fa avuto modo di pronunciarsi, dicendo di non aver affatto gradito quelle esternazioni volgari. Ne seguirono delle balbettanti scuse e la giustificazione poco convincente di aver cantato quella robaccia da giovane.

Ma alcuni coraggiosi che hanno avuto il fegato di ascoltare un po’ della discografia del rapper milanese, si sono accorti che il caso Ferro non era un caso isolato, e che sparse qui e là negli anni di carriera del tatuatissimo ex giudice di X Factor si riscontra più di qualche frecciata indirizzata sia a gay che a transessuali. Offese gratuite, molto poco ironiche, spesso volgarissime, proprio come quelle all’indirizzo del ben più talentuoso collega Ferro.

Più di un osservatore ha segnalato che se venisse approvato il DLL Zan il primo ad essere denunciato e condannato sarebbe proprio lo stesso Fedez. E’ di oggi anche un comunicato in tal senso di Codacons, che chiede al cantante delle pubbliche scuse per le frasi ingiuriose e discriminatorie.

Tanti ottimi risultati in un sol giorno insomma: la RAI lo sbugiarda, l’opinione pubblica invece pure e Federico Lucia in arte Fedez si ritrova a doversi anche difendere dall’accusa di omofobia.

Ma in disparte le gatte da pelare di questo cantantino in cerca di fama, questa vicenda ha squarciato il velo, già abbondantemente lacero, del problema relativo alle garanzie e al pluralismo nei mass media.

Perché se chiunque può usare la potentissima televisione di Stato per far comizi, in barba anche ad una norma che si può ritenere operante per analogia anche in questi casi e che impone che vengano dati spazi equi a chiunque porti sul mezzo radiotelevisivo valutazioni politiche, allora la democrazia non è al sicuro.

E se la TV resta il megafono del mainstream e della sinistra più ideologica, senza che venga garantito il contraddittorio, si entra nel campo del monopolio dell’informazione, che si concretizza con delle moderne e sofisticate tecniche di propaganda.

Dal palco del primo maggio si è levato un messaggio di parte, che ha schiacciato totalmente il dibattito sulle posizioni della sinistra, nel bene e nel male si è portato solo il messaggio caro a chi cerca di creare il clamore fuori dalle camere, populisticamente, acriticamente, senza dare modo di rappresentare le ragioni di chi dice NO. E questo è grave ancor di più se si pensa che il provvedimento è pendente al Senato, in attesa di essere discusso e votato, grave perché esacerba la dialettica politica e la svilisce a toni da stadio… Ma si sa, se il populismo è di sinistra, è accettato, accettabile e legittimo.

 

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