Finalmente si torna a parlare di nucleare in Italia

Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e la coalizione di centrodestra sono stati votati dalla maggioranza degli italiani per invertire la rotta della Nazione in merito a numerose questioni, (tasse, burocrazia, mercato del lavoro, riforme ed efficienza delle Istituzioni, Giustizia), che hanno patito per troppo tempo l’influenza negativa di una egemonia, politica e culturale, di centrosinistra o anche di sinistra-sinistra. Fra le discussioni storicamente monopolizzate da una vulgata sola, quella ambientalista e di sinistra, vi è il dibattito sul possibile ritorno in Italia della produzione e dello sfruttamento dell’energia nucleare, terminati dopo il referendum abrogativo del 1987.

A tal proposito, il Governo Meloni intende chiudere con un passato caratterizzato da campagne ideologiche, strumentali e irrazionali sul nucleare, e delineare un percorso realista e adatto a questo tempo. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervistato da Radio 24, ha descritto la volontà del Governo di varare entro la legislatura tutta la normativa necessaria in modo che la Nazione, sprovvista ora di regole certe a causa di un vuoto formatosi dopo il referendum del 1987, e anche quello successivo, del 2011, si possa trovare pronta ad implementare il nucleare di quarta generazione, che sarà utilizzabile, secondo stime e previsioni, entro la fine di questo decennio. Il nucleare al quale punta il Governo non sarà più gestito da grandi centrali, come accade adesso a quello di terza generazione, nei Paesi che hanno mantenuto, a differenza nostra, lo sfruttamento dell’atomo, bensì sarà prodotto da piccoli reattori modulari, (small modular reactors).

Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Si tratta di una soluzione economica e facile da costruire e gestire. Finalmente si torna alla ragione grazie all’esecutivo in carica, dopo una lunghissima sbornia ideologica anti-nucleare. Proprio nella fase contemporanea, nella quale ci si riempie la bocca di decarbonizzazione e transizione ecologica, e la guerra in Ucraina ha reso evidenti tutte le fragilità italiane ed europee nell’approvvigionamento delle risorse energetiche, una classe politica responsabile, e quella che governa ora l’Italia lo è, non può ignorare l’opportunità rappresentata da una forma di energia che è anzitutto pulita, può essere lavorata in sicurezza e scongiura eccessive dipendenze da altri Paesi. Gia’ il rifiuto del nucleare nel 1987 fu autolesionista, e si e’ ripetuto il tragico errore nel referendum del 2011 in cui gli italiani hanno detto di nuovo no all’atomo.

Sinistre ed ambientalisti, verdi fuori e rossi dentro, hanno giocato sporco sia prima che dopo, organizzando consultazioni popolari sull’onda emotiva, comprensibile, generata dalle due principali catastrofi nucleari del mondo, Chernobyl del 1986 e Fukushima, Giappone, del 2011. Finora, per quanto riguarda il tema del nucleare, hanno vinto loro, riuscendo a convincere con delle bugie strumentali spacciate per verità. La centrale sovietica di Chernobyl, già allora, nel 1986, non poteva essere messa sullo stesso piano di quelle italiane ed occidentali, dal punto di vista della sicurezza e delle manutenzioni periodiche, assai carenti nell’allora moribonda URSS. I fautori del referendum del 1987 causarono un danno enorme all’Italia, costretta poi a comprare all’estero, dalla Francia in modo particolare, l’energia nucleare. Ma il Governo Meloni ha tutta la competenza e l’autorevolezza per persuadere circa l’utilità e le garanzie offerte dal nucleare moderno.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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