Va avanti la riforma fiscale voluta dal governo Meloni, grazie all’ultimo provvedimento che si staglia come una vera rivoluzione atta a risolvere un annoso problema che grava su amministrazione e burocrazia. Il nuovo provvedimento, infatti, riguarda le cartelle esattoriali e si divide seguendo le due direttive cardine della riforma del “fisco amico”: uno Stato non più vessatore, vicino ai cittadini, che incentiva soprattutto il rientro in modo non vessatorio ma che, al contempo, attua controlli più incisivi e ben direzionati. Il Consiglio dei Ministri di lunedì, infatti, ha dato una forte spinta alla risoluzione del problema delle cartelle esattoriali, che pesano sulle casse dello Stato circa 1200 miliardi di euro ma, secondo le stime, il 92% di questi sarà impossibile da riscuotere: tra i morosi, infatti, si nascondono anche morti, residenti all’estero e altre categorie irreperibili. Il tutto, andando ad appesantire le lungaggini burocratiche.
Come detto, il nuovo provvedimento, che entrerà in vigore dal 2025, seguirà due direttive: la prima sarà quella di incentivare il rientro dall’evasione con un atteggiamento di comprensione verso chi ha realmente intenzione di saldare. Per questo, chi ha un debito con lo Stato inferiore a 120 mila e rientra nei parametri indicati di difficoltà, potrà adempiere entro dieci anni. Altrimenti, per chi non riuscirà in alcun modo a saldare il debito, la cartella sarà rottamata entro cinque anni. La seconda direzione sarà quella di prevedere controlli mirati: l’obiettivo, in sostanza, non è solo quello di alleggerire il carico delle cartelle, ma evitare che questo si appesantisca nel tempo. Lo ha spiegato chiaramente il viceministro dell’Economia Maurizio Leo: “Intendiamo non soltanto svuotare il magazzino di crediti inesigibili ma anche evitare che in futuro se ne formi uno nuovo. Bisogna in sostanza rendere la riscossione delle tasse efficiente, in linea con gli altri principali Paesi europei”. Non è un “tana libera tutti”: il governo ha infatti intenzione di incentivare i morosi a saldare, di metterli nelle condizioni di adempiere. Per questo, nei dieci anni a disposizione, il contribuente con un debito oltre i 120 mila euro potrà dividere il pagamento in 120 (e non più 72) rate mensili; mentre, il contribuente che non supera tale soglia di debito, vedrà aumentare le rate a disposizione ogni biennio, fino a un massimo di 120.