Vi è una cosa della quale noi italiani non possiamo andare fieri e si tratta dell’uso politico della Giustizia da parte di noti settori della magistratura. In questo caso non vorremmo essere di esempio per nessun Paese del mondo, ma, nostro malgrado, siamo stati copiati dagli Stati Uniti con le numerose inchieste giudiziarie a carico di Donald Trump ed ora, purtroppo, stiamo facendo scuola anche in Francia. La leader del Rassemblement National Marine Le Pen è stata condannata a cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato e a quattro anni di carcere dei quali due da scontare con il braccialetto elettronico, per una presunta appropriazione indebita di fondi del Parlamento europeo. Anche al di qua delle Alpi si percepisce il fetore di una sentenza che ha caratteristiche soltanto politiche perché ciò sbarra anzitutto la strada alla candidatura di Marine Le Pen all’Eliseo per le Presidenziali che si terranno, guarda caso, nel 2027 e per le quali era favorita, pensa un po’ che coincidenza, proprio la numero uno del Rassemblement National. Marine Le Pen, superando la vecchia denominazione Front National e arrivando a litigare pure con il padre Jean-Marie, lo storico fondatore del FN scomparso lo scorso gennaio, è riuscita a trasformare la destra nazionale francese in un polo conservatore di stampo moderno ed occidentale, capace di attrarre una platea elettorale più vasta rispetto al partito di Jean-Marie Le Pen.
Il Rassemblement National non è più solo la trincea dei lepenisti duri e puri ed è una forza in costante crescita. La corsa di questa realtà politica non è mai andata giù ad un certo establishment parigino ed europeo nel quale spicca evidentemente il presidente Emmanuel Macron. Infatti, è recente il ricordo delle manovre macroniane messe in atto alle scorse elezioni legislative per relegare in modo maramaldesco il RN al terzo posto durante la seconda tornata elettorale. Adesso, siamo addirittura all’esclusione forzata di Marine Le Pen dall’arena democratica e a questa condanna, che inquieta e alimenta dubbi circa l’idea di Europa che hanno determinate élite, le quali sembrano non farsi scrupoli nell’utilizzare la Giustizia a fini politici e nel levare di mezzo i personaggi scomodi con metodi non contemplati dalla democrazia liberale, ed emblematico è stato anche il caso della Romania.
Il tanfo di Giustizia politica non ha solo attraversato le Alpi, ma è giunto pure presso l’altra sponda dell’Atlantico. Gli USA hanno espresso preoccupazione per l’inquietante esclusione di Marine Le Pen e persino il primo ministro d’oltralpe Francois Bayrou, un centrista che non ha molto a che spartire con il RN, si è detto colpito dalla condanna. Però, chi briga per stoppare l’onda lunga del Rassemblement National può avere fatto i conti senza l’oste. D’altra parte, i forcaioli e gli illiberali non sono sempre consapevoli dei loro limiti e combinano disastri, ottenendo poi l’esatto contrario di quanto si erano prefissati. Macron ha costretto la Francia a mesi di ingovernabilità con il tentativo di tarpare le ali del partito di Marine Le Pen, e le aggressioni giudiziarie hanno finito spesso con il rafforzare le vittime prese di mira, da Silvio Berlusconi in Italia, morto da uomo libero, a Donald Trump in America, tornato alla Casa Bianca in pompa magna. In Francia si potrebbe verificare una forte reazione dell’elettorato a favore del Rassemblement National, già più che favorito nei sondaggi, di fronte ad un’esclusione di una leader in ascesa percepita come ingiusta e manovrata. E il RN avrà comunque il proprio candidato per l’Eliseo, vale a dire, il giovane Jordan Bardella, appena ventinovenne, il quale, con un cognome peraltro meno impegnativo di quello di Marine, porterà probabilmente ancora meglio a compimento l’evoluzione conservatrice della destra francese, allargando in modo ulteriore il bacino elettorale.