Francesco, il Papa degli ultimi

Da Buenos Aires a Roma, il primo Pontefice non europeo che ha tentato di rivoluzionare la Chiesa

Il 13 marzo 2013 si presentava al mondo Bergoglio, il Papa venuto “dalla fine del mondo”, ed entrava subito nel cuore di milioni di fedeli con il “Buonasera fratelli e sorelle” detto nel primo discorso dopo l’Habemus Papam. Il primo gesuita al soglio pontificio, il primo Papa latino-americano, un Pontefice vicino agli ultimi e rivoluzionario nel suo modo di approcciarsi al Papato. Predicatore di una chiesa più umile e povera “come vorrei una chiesa povera e per i poveri”, da qui la scelta di rinunciare a molti privilegi papali, come l’appartamento pontificio nella terza loggia del Palazzo Apostolico, preferendovi la suite 201 al secondo piano di Casa Santa Marta. Rifiutò anche la residenza estiva dei pontefici, Castel Gandolfo, le auto lussuose, la mozzetta e le scarpe rosse, l’anello e la croce pettorale d’oro. Il nome Francesco (il primo a sceglierlo) in onore di Francesco d’Assisi, per una chiesa più attenta ai fedeli, amato all’esterno ma guardato con qualche diffidenza all’interno del Vaticano per le sue posizioni di apertura verso gli omosessuali “chi sono io per giudicare una persona gay”, per le sue parole forti contro il modo di gestire gli abusi sui minori all’interno della Chiesa e l’abolizione del segreto pontificio nei casi di pedofilia. Un Papa che ha fatto dei gesti simbolici la sua cifra: dalla lavanda dei piedi in carcere e nel centro di accoglienza per richiedenti asilo, al digiuno per la pace in Siria nel 2013. La preghiera solitaria in Piazza San Pietro per la fine del Covid, sotto una pioggia battente, nel momento peggiore del lockdown nel 2020. La ricerca del dialogo con le altre religioni, testimoniato dai numerosi viaggi in giro per il mondo (47 visite apostoliche in 66 nazioni), gli incontri con il patriarca di Mosca, con il leader sciita Grande Ayatollah, il viaggio in Cina, le visite in Africa, continente dove i cattolici vengono perseguitati: la testimonianza dell’importanza di una chiesa missionaria. É stato anche il primo Papa a prendere parte ad un vertice del G7, nel 2024 a Borgo Egnazia in Puglia, intervenuto nella sessione dedicata all’intelligenza artificiale dopo l’invito del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Il Pontefice umano

Il Pontefice umano che si è contraddistinto per la sua ironia, la passione per il calcio e in particolare per la squadra argentina del San Lorenzo. Una persona umile con nonni piemontesi (celebre il suo “Anduma”, andiamo in dialetto piemontese) che si trasferirono in Argentina nel ‘900. Ha passato la sua vita tra gli umili, soprattutto in Argentina, nella sua Buenos Aires dove diventò superiore provinciale dei gesuiti argentini, proprio durante la dittatura militare. Un periodo difficile per Jorge Mario Bergoglio, in cui è stato accusato di essere colluso col regime di Videla e di non aver fatto abbastanza contro la giunta militare per proteggere i suoi fratelli gesuiti. Mentre altri ritengono abbia fatto tutto il possibile per difendere i diritti umani nonostante egli stesso fosse in pericolo di vita. Il coinvolgimento di Bergoglio con i crimini della dittatura argentina non è mai stato dimostrato. 

I funerali “come un cristiano qualsiasi”

Anche per i funerali, si terranno sabato 26 aprile a Roma, ha scelto la sobrietà: “Sto rivedendo il rito insieme al maestro di cerimonie in modo che i papi siano vegliati e sepolti come ogni altro figlio della Chiesa. Con dignità, come un cristiano qualsiasi, e non sopra dei grossi cuscini. A mio parere, è un rito troppo sovraccarico. Due veglie funebri mi sembrano eccessive: ne basta una, e con il Papa chiuso nella bara, come accade in tutte le famiglie”, dichiarò. E ancora: “Non ci sarà più la cerimonia di chiusura della bara. Si farà tutto nello stesso momento, come per qualunque cristiano. Nel mio caso, dovranno poi portarmi alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Finito il funerale, voglio essere portato là”. 12 anni di pontificato in cui ha tentato di “costruire ponti e non muri”, sempre impegnato per la Pace e per gli ultimi

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Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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