È andato in scena oggi l’incontro tra il Ministro degli esteri Di Maio e il suo omologo croato Gordan Grlic Radman, con un’agenda focalizzata sui temi relativi alle relazioni bilaterali, alla cooperazione transfrontaliera, al partenariato nell’ambito dell’Unione europea, al vicinato meridionale e al Mediterraneo orientale.
Temi importanti, sicuramente, che è giusto affrontare e sviscerare. Temi che si inseriscono nel quadro di normali relazioni di vicinato. Comunque, temi che sono quelli classici di ogni incontro bilaterale tra stati che intrattengono buoni rapporti e che non hanno vicende aperte da risolvere.
Probabilmente per Di Maio vale la stessa cosa, quello in scena oggi è un rituale incontro tra diplomazie, come avrebbe magari potuto avvenire tra Italia e Spagna. Con la piccola differenza, però, che in Croazia, a differenza che in Spagna, esiste una nutrita comunità italiana che abita quelle terre da secoli e che, nel corso degli anni successivi alla Seconda Guerra mondiale, ha visto calpestati in più occasioni i propri diritti fondamentali.
È una storia lunga e che ben conosciamo quella dei nostri connazionali di là dall’acqua. Una storia di secoli, prima gloriosa e magnificente, poi sempre più dolorosa, con quello che avrebbe dovuto essere il triste epilogo delle foibe e dell’esodo.
Una storia che evidentemente sfugge al Ministro degli esteri (non abbiamo alcun dubbio su ciò), che incontrando le autorità croate non ha pensato di affrontare il tema della minoranza italiana in Croazia e dei suoi diritti negati. Una comunità di oltre trentamila italiani che, a distanza di più di settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, vedono minacciata la propria identità linguistica e culturale.
Una storia che, seppur sconosciuta o peggio negata dal Ministro Di Maio, per fortuna è invece ben presente nella memoria dei senatori di Fratelli d’Italia che, a prima firma del sen. Fazzolari, hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli affari esteri chiedendo, anzitutto, il rispetto del trattato sui diritti delle minoranze, sottoscritto nel 1996 da Italia e Croazia e da quest’ultima puntualmente disatteso.
La tutela dei nostri connazionali non è e non può essere un mero esercizio retorico, né può essere derubricata a questione secondaria. È la legittima pretesa giuridica di far valere un accordo siglato dalle parti. Ma è, ancor prima, un dovere cui le nostre istituzioni non possono venire meno. Agli italiani di Croazia sono negati i diritti fondamentali per i quali sentirsi ancora italiani, seppur in terra straniera: l’uso della lingua e la perpetuazione della cultura patria. Per questo è fondamentale che il Governo agisca su questo fronte perché, come recita il trattato del 1996, “agli appartenenti alle minoranze nazionali viene garantita la libertà d’espressione dell’appartenenza nazionale, l’uso libero della propria lingua e scrittura, nonché l’autonomia culturale”.
Accanto alla questione di oggi poi, non possiamo non ricordare la questione di ieri. Il già citato dramma delle foibe e dell’esodo, ancora una volta, sembra non poter avere cittadinanza, come se nelle relazioni tra Italia e stati della ex Jugoslavia ci fosse necessità di nascondere la questione per non agitare le acque. Ma per quanto tempo il mare potrà restare calmo se sotto le onde si agitano correnti impetuose? Lo scorso anno, scavando in territorio croato, sono stati riportati alla luce diversi corpi di infoibati italiani, tra cui i resti del senatore Riccardo Gigante. Resti che rinnovano un dramma cui deve essere ancora resa giustizia. E che parla di case abbandonate, di famiglie divise, di vite e storie spezzate.
Sono questioni aperte, importanti almeno quanto quelle messe in agenda, perché il Ministro Di Maio fa finta di non vederle? Non basta certo programmare un incontro con le rappresentanze degli italiani per dare risposte che devono essere date dalle autorità croate.
Il Governo, come già accaduto in passato, fa finta di niente. Nella speranza, forse, che la vicenda esaurisca da sé il suo corso. Speranza vana, perché Fratelli d’Italia è il partito degli Italiani. Anche di quelli di là dall’acqua.
ok boomer!