Galimberti fa il negazionista: l’anima è un complotto di Platone?

Ed eccolo di nuovo, il solito filosofo del materialismo astratto prodùrsi in una delle sue uscite e sostenere che l’anima è “un’invenzione di Platone perché questo aveva un problema di conoscenza”, ignorando, immagino per preciso mandato di partito (non voglio neanche pensare che un professore di filosofia sia così ignorante), come l’anima sia un archè presocratico (e quindi ben precedente a Platone), fisico, atomista, pluralista (Secondo Empedocle l’anima è fatta di atomi piccoli, rotondi e veloci, e nel “Poema fisico e lustrale”, nei Perì phýseōs e Katharmoí, ne descrive la metempsicosi, come le anime provino dolore, rivestite di un involucro di carne, cacciate dagli dei dal mondo orfico da cui provengono e condannate a una vita terrena per i peccati commessi e costrette a purificarsi trasmigrando di corpo in corpo per diecimila anni) e, a proposito di teoria e gradi della conoscenza, come ignori completamente ciò che proprio Platone scrive nei dialoghi de La Repubblica sui quattro gradi della conoscenza.

Come dice Sartre, il marxismo è la filosofia come viene intesa oggi e costui non è un filosofo ma un materialista astratto, che di suo è già un’antinomia. Un filosofo che ignora e aborrisce l’ontologia non è un filosofo, ma un bicefalo, direbbe Parmenide, anche se avrei detto di molto peggio. Ovvero, è un servo di partito con mandato di prendere in giro la povera ggènte boccalòna, convinta che quella di cui gli riempiono la povera testolina non sia pistis ma episteme, socialismo scientìficoh. In pratica funziona così: tramite una forte persuasione della doxa (si dà retta al testimone e non alla testimonianza), attraverso l’eikasia e la pistis, e cioè la creazione di miti e la fede in un’ideologia, si manipola l’episteme. Invertendo tra loro i quattro punti della teoria della linea: eikasia, pistis, dianoia, noesi. Cioè scambiando l’intuito con la fantasia, la conoscenza razionale con la fede. Di fatto prendendo la doxa per episteme e viceversa.

“Che orrore!” (https://www.lavocedelpatriota.it/che-orrore). Invece è lo stesso Marx, che NON è un filosofo ma un “materialista concreto”, a criticare il materialismo astratto a riguardo della teoria della conoscenza, nel considerare la realtà come un dato, anziché come un prodotto. Nello specifico, Marx ritiene che la realtà sia un prodotto umano ma non del pensiero, come sostengono gli idealisti da Platone in poi, ma dei sensi, e contesta a Feuerbach, che rappresenta il materialismo astratto che oggi manifesta codesto Galimberti, di aver considerato oggetto e soggetto in maniera astratta.
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(https://www.youtube.com/watch?v=2lV0L9J-ssY)

.. che poi è una riedizione di quanto già diceva nel 2018: (https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/02/Umberto-Galimberti-Lanima—7d7861a6-4ca2-4dcd-9296-bd1da4c113ff.html)

Qui il Galimberti sostiene che a non esistere è la psiche e lo sostiene allo stesso modo di Odifreddi (https://www.facebook.com/gimore/posts/2198401820180877) quando sostiene che a non esistere è Dio. Per esistenza intendono entrambi una sussistenza di tipo fenomenico e materiale, un po’ come l’epifenomenologia del pensiero di Lacan, che riprende quella dei presocratici atomisti. È chiaro che a parlare di inesistenza della psiche è il Galimba e non Lacan ma, se Lacan sostiene che il pensiero ha un’origine di tipo fisico, ovvero come epifenomeno di organi corporei come il cervello (gli antichi dicevano il cuore, etc etc), ovvero psichico nel senso etimologico del termine, allora la pensa proprio come i presocratici. È chiaro che l’ontologico non esiste di un’esistenza di tipo sensibile e per persone come Galimberti, ma non solo, in fin dei conti perfino Lacan sostiene la stessa cosa, tutto il piano ontologico non esiste. Non esiste proprio in quanto NON fisico.

Il punto, su Galimberti, è che dimentica completamente che così come a parlare di streghe e spiritelli NON è il cristianesimo ma la teurgia di Democrito, Proclo e via dicendo, allo stesso modo l’anima bacchettonicamènte intesa NON è stata assolutamente inventata da Platone ma da Empedocle e Anassagora, che invece sono fisici e pluralisti proprio come il materialismo a cui il filosofo di Monza vorrebbe rifarsi. Insomma, quella del Galimberti è la solita zuppa contraddittoria e ignorante del rassicurante e modaiolo dare addosso al cristianesimo, data in pasto a chi non sa nulla, si guarda bene dal saperne qualcosa e fa l’ola quando se lo sente dire, in un rapporto di causalità inverso che fa rima con demagogia. Polibio descriveva l’oclocrazia come una forma di governo deteriore e degenere dove una moltitudine atomizzata e priva di una coscienza storica è “strumento animato” della demagogia che esso stesso, il popolo, produce. I successori di Pericle non devono far altro che assecondarlo e alimentarlo.

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Giovanni Moretti
Giovanni Moretti
Giovanni Moretti è nato a Torino nel 1963. Specialista in architetture informatiche e servizi ICT, ha studiato e lavorato per più di trent'anni per grandi multinazionali del settore per trovarsi ora in un percorso a ritroso che era iniziato in giovinezza con l'algebra di George Boole, poi proseguito in direzione di Gottlob Frege raccogliendo, strada facendo, una profonda passione per la filosofia

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