In Germania la sinistra ha perso, ma si preannuncia una nuova accozzaglia che potrebbe riportare i socialisti al potere malgrado la disfatta elettorale. L’Spd è calato drasticamente, Olaf Scholz ha subito il peso schiacciante di un elettorato stufo di immigrazione incontrollata e di insicurezza diffusa, dopo gli svariati attentati degli ultimi mesi; e non ne può più neppure delle derive green che hanno affossato filiere strategiche per il Paese, come la Volkswagen e l’automotive in generale. L’Afd, il partito di destra tedesco, ha ottenuto uno storico +10% rispetto alle scorse elezioni, raggiungendo quota 20,8%. È il secondo partito del Paese, ma rischia di restare all’opposizione per via del veto degli altri partiti. Vincono i popolari di Cdu-Csu, con il 28,5%, +4,4% rispetto al 2021, che esprimeranno il prossimo cancelliere, Friederich Merz. Succederà a Olaf Scholz, uscito dalle urne con le ossa rotte: l’Spd si ferma al 16,4%, perde il 9,4% rispetto a quattro anni fa. In calo anche i Verdi, adesso a 11,6%. L’estrema sinistra di Die Linke (quelli che al Parlamento europeo hanno candidato ed eletto Carola Rackete) sale all’8,8%. Al di sotto della soglia di sbarramento, i liberali di Fdp e l’Alleanza Sahra Wagenknecht. Resta dunque possibile un’alleanza tra Cdu-Csu e Spd. Alice Weidel, leader dell’Afd, si è comunque aperta a una collaborazione con Merz, ammettendo però di essere quasi certa che “non l’accetteranno”.
Sbagliato non dare ascolto agli elettori
Ma se Merz ha da sempre detto no a una possibile coalizione con Afd (che resta ovviamente più che possibile), a dire il vero la vittoria dei cristiani e la storica crescita di Afd dimostrano che l’elettorato tedesco ha chiesto una radicale cambiamento a destra; lo stesso Merz, del resto, si aprì al modello Meloni in fatto di contrasto all’immigrazione illegale. Il calo di Spd e Verdi, al contrario, dimostra in modo lampante che anche in Germania, da decenni a sostegno delle più forti derive no-border e green, i cittadini hanno sofferto certe politiche e hanno richiesto un cambiamento. Il pericolo, dunque, è che rifiutando qualsiasi collaborazione con Afd a priori, una fetta numerosa della popolazione possa restare inascoltata. Un po’ quello che è accaduto in Europa, dove la crescita storica dei partiti di destra, pur essendo rappresentata all’interno dell’Europarlamento, non ha avuto una proiezione sulla Commissione, dove soltanto l’intenso lavoro diplomatico di Giorgia Meloni ha fruttato un posto di rilievo all’interno dell’esecutivo Ue.
Concetto ben espresso da Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo e vicepresidente di Ecr, il partito dei Conservatori e dei Riformisti europei: “Il risultato storico di Afd non va sottovalutato e le preoccupazioni di questa fetta importante di elettorato, prime tra tutte quelle in materia di immigrazione e di politiche green, dovranno trovare spazio nel programma del prossimo governo, anche per non compromettere il percorso di maggior pragmatismo faticosamente avviato in Europa con la nuova legislatura. A Friedrich Merz, a cui vanno le nostre congratulazioni e gli auguri di buon lavoro, il ruolo di farne tesoro e di non far rientrare dalla finestra le politiche nefaste della sinistra che gli elettori tedeschi hanno sbattuto fuori dalla porta”. Non può dunque esserci un ritorno al passato. Se gli elettori hanno deciso di lasciare fuori socialisti e verdi, un motivo ci sarà. Al nuovo cancelliere, allora, l’onere della decisione: dovrà scegliere se assecondare il cambiamento richiesto dai cittadini o dare proseguimento a politiche ormai superate.