Nell’ultimo saggio del giornalista Marco Valle, firma de Il Giornale, intitolato Viaggiatori straordinari. Storie, avventure e follie degli esploratori italiani (ed. Neri Pozza), un’importante sezione del testo viene dedicata alla figura di Giacomo Beltrami, colui che scoprì le sorgenti del Mississippi. Una storia giudicata dall’autore “decisamente interessante”, riguardante uno “misconosciuto esploratore italiano nato nella città orobica nel 1779 e, dopo innumerevoli avventure oltreoceano, deceduto nel borgo marchigiano [di Filottrano] il 6 gennaio 1855”. Una vicenda recentemente ripresa e valorizzata, mediante una mostra allestita all’interno del Museo Caffi di Bergamo, che ha contribuito a una più approfondita conoscenza della figura e delle imprese del celebre viaggiatore orobico: “Nel 2023, in perfetta coincidenza tra l’anniversario della scoperta di Julia Lake e le iniziative di Bergamo e Brescia capitali italiane della cultura, il Museo Caffi in collaborazione con il Museo di Filottrano, la Shakopee Mdewakanton Sioux Community e la Beltrami County Historical Society, ha dedicato – coinvolgendo anche la biblioteca Angelo Mai dove sono custoditi i preziosi diari ceduti a fine Ottocento dal nipote Giovanni Battista Beltrami – una bella mostra al giudice esploratore, significativamente intitolata Il sogno di un nuovo mondo”.
Per l’occasione, furono attentamente esaminati due rotoli di corteccia di betulla, avvalendosi della preziosa collaborazione del centro di ricerca Sincrotrone di Trieste e dell’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, utilizzando un endoscopio ad alta definizione che permise di “srotolare virtualmente le cortecce e di osservarne il contenuto”, rivelando segni e immagini carichi di fascino e di mistero. Come giustamente asserisce Valle nella sua opera “la ricerca continua [e] Giacomo Costantino Beltrami non cessa di stupirci”.
La storia di Giacomo Beltrami, i suoi amori, le sue passioni rivoluzionarie, il suo irrefrenabile desiderio di avventura sono noti, ma a rendere eterna l’immagine dell’uomo, a dire il vero, sembra avere contribuito non poco l’apparente destino di sconfitta e di rassegnazione che accompagnò lo stesso negli ultimi anni della sua vita. Le comunità scientifiche e le autorità politiche non riconobbero a lungo i meriti dell’esploratore (“Solo nel 1863 il governo statunitense, dopo accurate ricognizioni, risolse definitivamente il caso, stabilendo l’esatta posizione delle differenti voci e, tre anni dopo, dedicò all’esploratore lombardo una delle maggiori contee […] dello Stato del Minnesota. Un riconoscimento importante […] che chiudeva anni di velenose accuse, ma purtroppo tardivo e irrimediabilmente postumo”).
Ancora più amara e dolorosa fu l’annosa diatriba con James Fenimore Cooper, l’autore del successo mondiale The Last of the Mohicans, pubblicato nel 1826: l’opera, autentico capolavoro della letteratura americana, riprendeva le fedeli descrizioni e i puntuali racconti trascritti dal nostro nel suo La Découverte des Sources du Mississippi et de la Rivière Sanglante, senza tuttavia citarlo o riconoscerne il merito. Ne scaturì una causa per plagio impossibile da vincere. Giacomo Beltrami avvilito e sconfitto, “nel 1837 […] ormai stanco e invecchiato”, maturò pertanto la decisione di tornare a Filottrano. Si trattò, purtroppo, di “un mesto ritorno”, dal momento che “le ottuse autorità papali misero all’indice i suoi libri mentre la polizia austriaca ordinò alla biblioteca di Bergamo di chiuderli in cassaforte”. Gli uomini gli avevano voltato le spalle, decidendo di dimenticarlo e di ignorarlo. A Beltrami non restò che un’unica via, cioè quella di riabilitarsi agli occhi di Santa Romana Chiesa, “diventa[ndo] il pio fra Giacomo, [dedicandosi] da allora a opere di carità cristiana”. Prima di morire (“la morte lo colse il 6 gennaio 1855”), piegato, ma non ancora spezzato nell’orgoglio, volle consegnare tutta la documentazione prodotta negli anni all’amato fratello, accompagnandola da un breve pensiero: “Lascio a Bergamo e all’Italia la vergogna di aver lasciato nell’oblio un concittadino, un italiano le di cui discoperte gli hanno meritato perfino degli invidiosissimi esteri il vanto di aver fatto onore all’Italia e agli Italiani” (rifuso in M. Valle, op cit.).