Giovani: la sfida di una generazione che deve rifiutare di omologarsi. Intervista a Claudia Conte

C’è un ingrediente magico che, troppo spesso, sembra mancare ai nostri giovani: l’entusiasmo. Quell’energia che si accende negli occhi quando si crede davvero in ciò che si fa, quella forza che nasce dalla passione autentica e che ti permette di spostare le montagne. Claudia Conte è l’incarnazione di tutto questo. La sua è una presenza luminosa, travolgente, che lascia il segno. Ogni parola, ogni progetto, ogni gesto è animato da una determinazione rara e da una visione chiara: contribuire a costruire un’Italia migliore, più giusta e consapevole.

Lo so bene, perché io stesso sono cresciuto in Azione Giovani, militando fianco a fianco di una comunità straordinaria, insieme a Giorgia Meloni, lottando per i nostri ideali, contro le droghe, per quell’Italia libera, forte e giusta che ora sta costruendo da Presidente del Consiglio. 

Oggi, però, il pericolo più grande per i giovani non è solo il degrado materiale, ma quello spirituale e culturale: l’omologazione, la trasformazione degli individui in meccanismi del Matrix costruito dalla sinistra e dai globalisti, che impongono modelli sbagliati, stereotipi tossici, svuotati di identità, per livellarci tutti verso il basso e ridurci a una massa mediocre e insignificante.

Vogliono che noi non siamo nessuno. 

Ma Claudia Conte, con La voce di Iside, ci ricorda che la pillola rossa esiste, e ha un nome preciso: valori. Valori incarnati dallo Stato, certo, ma anche — e soprattutto — dalla Famiglia, dalla scuola, dalla cultura, da tutti coloro che scelgono di esserci. In prima linea. Per i giovani. Per il futuro.

Il tuo romanzo La voce di Iside affronta tematiche cruciali come la violenza di genere e l’isolamento sociale. Partiamo da un concetto chiave di attualità: il “modello Caivano”. Credi che sia un approccio efficace per contrastare certe situazioni di degrado e devianza giovanile?

La Voce di Iside nasce per rimettere al centro la Generazione Z, che purtroppo oggi sembra soffrire di un profondo malessere, che sfocia in diverse forme. Dall’isolamento, il mutismo selettivo esploso dopo la pandemia, ai casi gravi di violenza, stupri di gruppo, baby gang che quotidianamente riempiono le pagine dei quotidiani. Credo che non si possa più fingere che il disagio giovanile non sia un problema, perché una nazione che non sa educare i giovani non ha futuro. È chiaro che negli anni abbiamo assistito a un processo di distruzione della famiglia, a un depotenziamento delle figure dei docenti, la parrocchia non ha più il suo ruolo di sana aggregazione e in questo vuoto di figure di riferimento i nuovi tutorial sono i social media e le serie tv, che spesso mitizzano modelli sbagliati.

Come italiani siamo orgogliosi del lavoro sinergico delle istituzioni per la rigenerazione, anche umana, avvenuta a Caivano. Dalla palestra degli orrori, dal degrado, alla speranza, alla rinascita. Al Parco Verde di Caivano è stato riqualificato il centro sportivo e dedicato a Pino Daniele, oggi finalmente diventato patrimonio della comunità, luogo di rinnovata vita, ritrovata socialità e ripristinata legalità attraverso lo sport. Dopo l’allarme lanciato da Don Patriciello, Giorgia Meloni e il governo hanno deciso di intervenire con un’azione repressiva contro la criminalità organizzata ma anche preventiva, attraverso presidi delle forze dell’ordine e degli atleti speciali delle Fiamme Oro della Polizia di Stato. Spero che si possa sempre dare continuità al modello Caivano e che possa essere replicato in altre città in cui lo Stato è stato assente per tanti anni.

La protagonista del tuo libro, Iside, affronta un percorso di isolamento e poi di riscatto. Vedi delle analogie tra la sua storia e il contesto di certe realtà difficili?

Siamo nell’anno del Giubileo della Speranza, e credo che questa sia la parola chiave. Per tutti c’è sempre una possibilità di riscatto. Anche chi proviene da contesti difficili può decidere di scegliere la via della legalità. Credo sia importante promuovere la cultura della legalità, che è alla base di un sano sviluppo dell’individuo e della società. Non c’è libertà, non c’è meritocrazia senza legalità.

Nel tuo libro denunci anche la rappresentazione distorta di certi personaggi pubblici, che spesso diventano modelli negativi per i giovani. Come possiamo contrastare questa deriva?

I giovani sono alla ricerca di un’identità e di figure di riferimento. E purtroppo oggi i modelli sono quelli sbagliati: mi riferisco ai camorristi delle fiction come Gomorra e ai trapper, che sono i più ascoltati e scaricati su Spotify dai teenager. Il messaggio sbagliato degli influencer è che puoi ottenere successo senza sacrificio. Mentre inni alla mascolinità tossica, al sesso violento, alla droga e all’ostentazione della ricchezza sono diventati i marchi di fabbrica di molte canzoni trap.

Già dal nome “trap” si capisce che è una trappola. I ragazzi rimangono incastrati in questo mondo falso in cui è normale sfruttare le donne, sballarsi, commettere reati. Si sentono onnipotenti ma in realtà sono fragili, soli e insicuri. Questa deriva si contrasta rimettendo i giovani al centro, impegnandoci tutti per trasmettere loro principi e valori, il rispetto delle regole e delle persone. Servono alternative, opportunità, formazione, incentivi al lavoro, non politiche assistenziali. E dobbiamo ricordare che fare il genitore e l’educatore è una grande responsabilità. Non c’è miglior insegnamento del buon esempio: dobbiamo essere noi, per primi, persone credibili cui ispirarsi.

Il tuo libro affronta anche il tema della violenza sulle donne. I dati ci dicono che il fenomeno è ancora drammaticamente presente. Quali azioni ritieni più urgenti?

Ogni anno, migliaia di donne subiscono violenze fisiche, psicologiche ed economiche. La violenza sulle donne continua ad essere un’emergenza da contrastare con ogni possibile soluzione. Ci troviamo di fronte a numeri che scuotono le coscienze e che confermano l’esigenza di un’azione istituzionale e sociale congiunta. Servono misure concrete, severe, e soprattutto una volontà collettiva di cambiamento. Il rafforzamento del Codice Rosso voluto dal Governo Meloni è un grande passo avanti, ma non basta. È necessario intervenire sì con la repressione, ma anche e soprattutto con la prevenzione. La scuola, ad esempio, potrebbe avere un ruolo fondamentale. Un tempo, maestri elementari insegnavano ai bambini il rispetto verso le bambine. Oggi sembra che le priorità siano altre. In nome di una libertà incondizionata, stiamo allevando quasi dei mostri. Lo sono davvero, e questo è incontrovertibile, quelli che poi picchiano e vessano le donne.

Infine, se dovessi lasciare un messaggio ai giovani lettori de La voce di Iside, quale sarebbe?

Vorrei invitare i giovani a scoprire la bellezza del volontariato, del donarsi agli altri. È uno strumento straordinario di partecipazione, cittadinanza attiva, responsabilità sociale. Solo mettendosi in gioco per gli altri si riscopre il valore di sé stessi. E forse, proprio lì, si ritrova quel senso profondo dell’entusiasmo che oggi manca e che può cambiare tutto.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.