“Abbiamo solidarizzato con gli immigrati aggrediti dai naziskin e dormito con loro in tenda, difeso il centro per malati di Aids di Don Luigi Di Liegro assaltato dai comitati della borghesia pariolina capeggiati da parlamentari missini. Eravamo il FdG di Roma e tutti ci rispettavano, avversari compresi. L’episodio più eclatante fu il divieto a effettuare un’Assemblea anti razzista a Colle Oppio… La facemmo lo stesso, rischiando l’espulsione. Parteciparono Gasbarra (Pd), Giachetti (Iv) e Mons. Di Liegro, capo della Caritas. Fu una giornata memorabile, due avversari politici e un “prete comunista” entrarono nella sede stracolma, simbolo della trasformazione in atto”.
È quanto racconta il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in un colloquio con la Repubblica integralmente anche sulla versione on line.
“Avevo in mente – prosegue Rampelli – una destra lontana anni luce da quella caricaturale di alcuni ambienti estremisti che la zavorravano. Io venivo dal Movimento studentesco e nei licei occorreva saper rispondere nelle assemblee d’istituto (quando la sinistra ti faceva parlare) alle accuse che ci scaraventava addosso. Occorreva studiare”
“Questo – ha precisato Rampelli – mi ha dato una grande carica nel tentare di rivoluzionare l’allora Fronte della Gioventù e non sono stato solo. Insieme a ragazzi straordinari abbiamo modernizzato la destra, anticipato la svolta di Fiuggi con Fare Fronte per il contropotere studentesco, con la non violenza gandhiana che ci consentì, senza rispondere alle aggressioni continue dei collettivi, di ritornare stabilmente nell’Università. Quando alcuni cercavano di infiltrarsi e strutturare gruppi razzisti li espellevo perché erano incompatibili con la nostra natura oltre che con il nostro progetto”.
Gruppi di studio per la formazione?
“Certo. È vero – risponde – I gruppi di studio si sono sempre fatti e a settembre parte il nuovo ciclo formativo anche di FDI, il confronto era spesso serrato, c’era una nuova destra brillante e futurista che si misurava con una più reazionaria e passatista, ma l’indirizzo che veniva dato era il primo e ci si doveva adeguare. Chi non era d’accordo andava via o veniva mandato via. Tuttavia la differenza non l’hanno fatta i gruppi di studio”.
“Il nuovo modello politico, la differente gestione della quotidianità, il desiderio di sperimentare nuove strade, la ricerca del superamento degli schieramenti per costruire una comunità che, al di là della destra e della sinistra, si ritrovasse nella comune sfida generazionale, il desiderio di ‘normalità’. Era un ‘pieno di contenuti’, non un ‘vuoto’ dove si potessero sfogare le proprie frustrazioni.
Sull’esigenza di corsi di formazione, così, come a Colle Oppio, anche oggi, Rampelli osserva:
“Gioventù nazionale è un movimento di ragazzi esemplari, fanno da sempre la loro formazione e non hanno nulla a che spartire con quelle immagini. Si tratta di episodi deprecabili, ma singoli, di cui non ci si può accorgere perché si manifestano in privato e certo non sono mai stati esternati in pubblico, altrimenti i protagonisti sarebbero stati immediatamente invitati a recarsi altrove. Noi li abbiamo scoperti ora e stiamo agendo mettendo alla porta gli artefici di quelle inaccettabili intemperanze. Sono entrati nel partito sbagliato, ce ne sono certamente altri più in sintonia con il loro estremismo becero. Noi non siamo mai stati razzisti né antisemiti, è la nostra storia a parlare per noi. Consegnammo una lettera al Rabbino capo Toaff nel Rettorato de La Sapienza nel ‘90 denunciando l’orrore delle leggi razziali e la nomenclatura del partito all’epoca era più affine a Predappio che a Gerusalemme. È questa la genesi di Fratelli d’Italia”
“Ritengo saranno espulsi ed è quello che mi auguro, anche per ribadire a tutti chi siamo. Un movimento differenzialista che ama le identità e le vuole valorizzare, non reprimere. Il razzismo alligna nell’omogazione.
Sciogliere Gn?
“Non diciamo idiozie – taglia corto il vicepresidente – Gn è un movimento sano, magari avessero anche i nostri avversari qualcosa di simile”.
Check up alla classe dirigente?
“Non è un fatto di persone, di check up o volti nuovi ma della ricerca di un metodo che tenga insieme riflessione, quindi nuove soluzioni, e tempestività. Dobbiamo mettere contenuti sul tavolo delle decisioni, anche strategiche, uscendo dal recinti della polemica quotidiana spicciola con gli avversari.
Dobbiamo vincere la sfida di questo tempo, combattere la crisi della democrazia e della partecipazione. E per farlo serve dialogare, confrontarsi, trovare luoghi e sedi idonee per non cadere in uno sterile automatismo. Non conosco altri modi – conclude Rampelli- per trovare la sintesi e la postura giusta per costruire una coscienza nazionale in grado di vincere la sfida che stiamo affrontando”