Giù le mani dalla nostra storia… e da Garibaldi.

“La mia famiglia è stata sicuramente segnata dai racconti di mio nonno che, insieme al fratello, partirono dalla Calabria e rimasero sul fronte per tutta la durata della Prima Guerra Mondiale. Forse non sarà casuale che i due fratelli portassero lo stesso nome mio e di mio figlio. Un motivo in più che ha sicuramente incrementato la nostra sensibilità verso le vicende e i personaggi del Risorgimento Italiano. Due estati fa, siamo rimasti ammirati nel vedere che, nel Central Park di New York ci fosse una statua dedicata a Giuseppe Mazzini. Se dunque il Popolo Americano testimoniava così la sua ammirazione per un eroe del nostro Risorgimento, come possiamo permettere che in Italia si denigri Giuseppe Garibaldi in un contesto scolastico.”

Giuseppe Calendino ha una storia di famiglia legata alla Prima Guerra mondiale e a quelle, spesso drammatiche, vicende che hanno permesso all’Italia di essere una nazione. Non è il solo.

Perché è, giustamente, arrabbiato?

Perché Antonio, il figlio, ha trovato sulla sua antologia questo brano:

“Amore mio uccidi Garibaldi!” estratto, dall’omonimo libro di Isabella Bossi Fedrigotti, in cui si racconta la storia di una famiglia di lingua e cultura italiana che, per fedeltà all’imperatore austroungarico, si divide: lui parte volontario con l’esercito imperiale per combattere, nel 1848, contro i patrioti risorgimentali mentre la moglie, rimasta a casa, gli scrive: “Lo trovi (Garibaldi), gli spari e torni da me. Un eroe per tutti e non solo per gli occhi di una moglie innamorata” e prosegue definendo le camicie rosse “banditi”.

Certo il Risorgimento, come tutti gli avvenimenti storici, ha avuto mille sfaccettature e può essere giudicato da varie prospettive ma se c’è qualcosa d’indiscutibile è il suo essere il momento più importante della nostra storia.

Il 17 Marzo 1861 nasceva il regno d’Italia. Poteva nascere maniera migliore? Forse. Eppure la nostra storia non può essere rinnegata perché scritta grazie ai sogni, all’impegno, al sacrificio di tanti patrioti rinchiusi nelle carceri degli oppressori o morti gridando “Viva l’Italia”.

Lo scandalo è che questo racconto viene presentato ai ragazzi di scuola media senza che ci sia una spiegazione o altri testi che raccontino il Risorgimento per quello che è stato. Anzi, per aggiungere vergogna a vergogna, negli esercizi che accompagnano il brano viene chiesto ai bambini di immedesimarsi nel protagonista e nei suoi ideali.

Insomma voler uccidere Garibaldi passa come un gesto eroico e “giusto”.

Giuseppe rincara la dose: “Mio figlio ne è rimasto confuso ed io più di lui.”

E non potevano rimanere in silenzio. Perché l’identità va difesa a ogni costo:

“Da lì la decisione di assecondarlo nel voler scrivere una lettera al nostro Presidente della Repubblica. Nessuna mania di protagonismo dietro questo gesto, ma solo il dovere di onorare il nome dei nostri avi e di tutti coloro che si sono sacrificati per la nostra Patria.”.

Giuseppe non è rimasto solo.

Il sen. Giovanbattista Fazzolari ha subito deciso di presentare un’interrogazione al Ministro Azzolina – o a chi la sostituirà -:

“In un momento in cui l’Italia è attaccata da tutte le parti e troppe nazioni vorrebbero strapparle risorse, industrie e futuro – e quella economica è una guerra a tutti gli effetti – abbiamo ancora più bisogno di trovare nei nostri miti, nel Risorgimento e in Giuseppe Garibaldi il coraggio di essere patrioti.”

Vedremo cosa risponderà il Presidente Mattarella che, ricordiamo a noi stessi e anche a lui, è “il rappresentante dell’unità nazionale.”. Di quell’unità nazionale fondata, anche, sulla nostra storia e sui nostri padri fondatori tra i quali, e forse più di tutti, c’è Giuseppe Garibaldi

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1 commento

  1. Un tempo vi leggevo ma se vi mettete a difendere Garibaldi diventate voi indifendibili e illeggibili. Articoli come questi spostano il voto di tutti coloro che conoscono un minimo la storia da Fratelli d’Italia ad altri partiti di destra, Lega in primis. E giustamente, aggiungo io.

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