Non è che uno voglia per forza affondare il coltello nella piaga, ma a volte si fa veramente fatica a restare indifferenti, anzi a non indignarsi, di fronte a certi scempi. Come quello andato in scena oggi alla Camera, quando all’ordine del giorno era prevista la “ratifica ed esecuzione dell’Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l’8 febbraio 2021”. In breve, l’approvazione del nuovo MES.
Giusto per sgombrare ogni dubbio e non cadere in equivoci, la proposta è stata respinta e ciò è un bene. Ci sarà tempo e ci saranno modi diversi per mettere mano alla questione, quando anche le condizioni per la ratifica saranno migliori per l’Italia. Le reazioni scomposte della sinistra che taccia il Governo Meloni di essere isolato in Europa lasciano il tempo che trovano, ma soprattutto lasciano il passo al lavoro svolto da Giorgia Meloni, leader di caratura internazionale ormai da tutti così riconosciuta.
Fratelli d’Italia ha chiaramente votato contro la ratifica odierna, e su questo nessuno avrebbe potuto nutrire dubbi. La domanda che invece dovremmo porci è la seguente: ma perché oggi in calendario era stata inserita questa ratifica? Perché, nel gennaio 2021, ormai dimissionario, il Governo Conte II ha dato mandato al nostro rappresentante permanente presso l’Unione europea di firmare l’accordo di modifica del MES, come qui ricordato giusto un paio di giorni fa. Oggi, questo lo scempio, Giuseppe Conte e il M5S hanno invece votato contro la ratifica del trattato!
Cioè, spiegateci bene… Mentre stavate andando via da Palazzo Chigi, perché ormai sfiduciati dal Parlamento ma soprattutto dagli italiani, avete firmato questo trattato che ora invece rinnegate? Si fa fatica, appunto, a restare indifferenti. Ma soprattutto si fa fatica a restare calmi…
D’altra parte cosa ci si può aspettare da Giuseppe Conte? L’uomo venuto dal nulla (nel suo caso nel senso più profondo del termine), a capo dell’esercito del nulla, miseramente svanito nel nulla e dal nulla richiamato per guidare le truppe allo sbando. Un uomo che fa della coerenza carta straccia, capace di essere in tre maggioranze diverse nell’arco di una sola legislatura. Roba che neanche tutti i professionisti del Partito Democratico riescono a fare con facilità e disinvoltura. Un uomo che affonda la propria credibilità nei sondaggi online, nei meandri della rete, e che per forza di cose quindi ondeggia al minimo sbalzo di umore degli utenti.
Ecco, più che un uomo venuto dal nulla, un uomo venuto da lontano (ma anche dal nulla). Un uomo venuto dal web, dai social, dalle piattaforme virtuali dei grillini, dalle votazioni online ora rinnegate così come le dirette streaming delle riunioni che non possono più essere diffuse per celare la mancanza di democrazia interna del Movimento. Un mondo lontano, lontanissimo dalla realtà, forse ancor più di quello delle favole per bambini da cui spesso emerge il protagonista esotico. Se sei pettinato bene, se hai l’outfit giusto, la lacca ai capelli e lo smalto alle unghie, il successo è quasi garantito. Un po’ di buona retorica per abbindolare le persone, si supera l’ultimo scoglio e il quasi scompare. Successo e follower a milioni.
Lo confesso, mi sono quasi perso, d’altronde quello dei social non è un mondo che frequento, né spesso né volentieri quando ci entro. Mi sono quasi perso perché credevo di parlare di Giuseppe Conte e mi sono accorto invece di parlare di Chiara Ferragni… Che siano la stessa persona? Beh no, o forse sì… Dovrei chiedere a Fedez se qualche volta a cena si è trovato a tavola con Giuseppe invece che con Chiara… quasi quasi lo chiamo e chiedo. Qualcuno ha il suo numero? Ma no dai, non sono la stessa persona. Me ne devo convincere, anche se l’intelligenza artificiale pare possa fare cose strabilianti…
No, ho deciso, non sono la stessa persona. Ma in comune hanno davvero molto. Bellini sono bellini, non c’è che dire, anche se tra i due, mi perdonerà Giuseppe, preferisco comunque Chiara (mi perdonerà Fedez). Patinati sono patinati, entrambi. Anzi, patinatissimi: un’immagine iperbolica e una sostanza che si fa fatica a ricercare anche con gli strumenti sofisticatissimi in uso al CERN. Sarei ingeneroso nei confronti dell’uno se dicessi che l’altro è più patinato… Follower ne hanno a bizzeffe, sia Giuseppe che Chiara. Con le stesse, identiche, caratteristiche: pronti a idolatrarli e a difenderli ben oltre il ridicolo, altrettanto pronti a lasciarli non appena il trucco viene scoperto. È il rischio che si corre sui social, quando si è alla costante ricerca di consenso e di follower: arriva uno più fashion di te, più capace di te ad abbindolare le persone, e rischi di cadere fragorosamente. Lo stesso rischio lo corri anche se poni in essere pratiche commerciali scorrette o se, è il caso di Giuseppe, riesci a dire e fare tutto e il contrario di tutto con la stessa abilità con cui Fregoli cambiava il suo personaggio. Proprio come nel caso, ad esempio, del MES.
E c’è un’altra caratteristica che accomuna i due. Sono stati, e forse in parte ancora lo sono, idoli della sinistra, alla disperata ricerca di qualcuno che possa contrastare la guida sicura che Giorgia Meloni offre alla destra. Idoli della sinistra cachemire e champagne, con la pochette nel taschino e l’immagine mai sfatta.
Idoli virtuali, idoli social, pronti a cadere da un giorno all’altro. Come è accaduto a Giuseppe, tragicamente indeciso tra le cose da dire e le cose dette, tra le cose da fare e le cose fatte, tra il guidare l’universo mondo dell’opposizione a questo governo ed essere il capo dell’esercito del nulla. Ha vinto il secondo, l’esercito del nulla. Un dolore senza fine. Ti siamo vicini, Giuseppe, non così tanto ma abbastanza vicini. Credici. Oppure non crederci. Magari fai un sondaggio, vedi cosa è meglio per te e facci sapere…
Il partito dell’uomo qualunque degli anni 50 aveva come base una filosofia, quella di Benedetto Croce, un grande filosofo e uomo di cultura.
I 5 stelle hanno come base il turpiloquio e lo sproloquio, quelli di Beppe Grillo, un mediocre comico e uomo di show.
Pertanto le 2 cose non sono minimamente paragonabili.
Gli uomini forti del passato erano veramente “uomini forti”.
Riguardo al “baffone” cioè a Stalin, pur se io provo totale antipatia per lui e per ciò che rappresenta, ammetto che è stato un vero leader della sua nazione e che ha centrato tutti i suoi obiettivi.
Così come, parlando di una persona a me molto più simpatica, il Caudillo Franco, ha vinto la guerra, ha preso in mano la Spagna sbaragliando i suoi concorrenti interni e ha saputo mantenere le redini della nazione vita natural durante.
Così come negli anni 30 “baffetti” in Germania.
Erano per davvero dei leader, avevano potere di vita e di morte su chiunque e sapevano fare eseguire i loro ordini.
Ma l’aspetto importante che molti non tengono in conto è che sono persone che al potere ci sono arrivati partendo spesso da zero e conquistandoselo.
Hitler da giovan era un bohemienne squattrinato nella Vienna jugendstil e andò in guerra.
Stalin era un seminarista ortodosso, che scappò dal convento e rapinava le banche in Georgia per vivere.
Franco era un militare in prima linea in Marocco, che fu crivellato di colpi e rischiò la vita per permettere di porsi in salvo ai suoi commilitoni.
Nulla a che vedere con i politici di oggi, persone raccomandate, vissute negli agi di famiglie benestanti e, nel caso di Conte, magari si sono presi una laurea senza studiare per millantare una carica da avvocato (????!!!!????).
Non potrò mai dimenticare, quando Conte era Presidente del Consiglio ed andò in visita alla Casa Bianca dall’allora Presidente Trump, il mazziatone che gli fece il Tycoon durante la conferenza stampa.
Trump lo fece diventare piccolo piccolo accusandolo di essere una persona che a Roma dice una cosa e a Bruxelles poi si prostra davanti alla Commissione europea.
Ma lo smacco più grande che gli fece il Tycoon fu quando gli fece il gesto con il braccio teso e la mano aperta, facendo l’imitazione perfetta del modo di gesticolare tipico dei paesani di Conte, come se gli avesse voluto dire “Guardate qua a stu strun…”.
Conte, l’uomo che lontano dal suo protettore Beppe Grillo diventa uno qualunque.
Anch’io devo ammettere che in tanti anni – credetemi, tanti – non avevo mai incontrato in politica dei ciarlatani di questa stazza. I miei anni – pur tanti – non mi hanno permesso di conoscere il partito dell’Uomo qualunque, erano altri tempi, svanirono apparentemente nel nulla, ma forse persino loro avevano qualcosa di meglio dei 5 stelle, che per me resta solo una etichetta di un famoso brandy greco.
Ma la riflessione più seria è un’altra: abbiamo a che fare con milioni di italiani che hanno votato e in numero consistente ancora voterebbero questa gente.
Il problema non sono i partiti, sono quelli che li votano.
E’ questa la scommessa più difficile per noi e per quanti hanno a cuore il buongoverno: riportare questi italiani ad una visione più civile della convivenza, della libertà e della democrazia.
Negli anni ’50 un buon 30% degli italiani pensava che dovesse arrivare l’uomo forte (allora era “baffone”), adesso abbiamo – tra sinistri e brandy greco – ancora un 30% di qualunquisti sostenitori delle cene gratis alle spalle di chi lavora.
La buona politica deve riuscire a ridurre questo “analfabetismo sociale”.
Ce la faremo?
Ce la faremo.
con affetto
Alessandro