«Stiamo affrontando un attacco brutale e ibrido ai nostri confini dell’UE. La Bielorussia sta armando l’angoscia dei migranti in modo cinico e scioccante. Al nostro ultimo Consiglio europeo, abbiamo condannato e deciso di rispondere a questi attacchi. Abbiamo chiesto alla Commissione di proporre tutte le misure necessarie in linea con il diritto dell’UE e gli obblighi internazionali.
Abbiamo aperto il dibattito sul finanziamento UE delle infrastrutture fisiche di confine. Questo deve essere risolto rapidamente perché le frontiere polacche e baltiche sono frontiere dell’UE. Uno per tutti e tutti per uno.»
Sono le parole di Charles Michel, Presidente del Consiglio d’Europa, pronunciate ieri durante un evento a Berlino. Parole se non di rottura, almeno in contro tendenza rispetto alla linea adottata fin qui dalla Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen, rimasta più o meno fedele alla linea di porte aperte a tutti.
Il mese scorso infatti, la tedesca a capo dei commissari europei, aveva escluso l’ipotesi che i muri che alcune nazioni dell’est Europa stanno costruendo o hanno intenzione di costruire, sarebbero stati finanziati con fondi dell’Unione.
I leader europei avevano chiesto a Bruxelles di fornire finanziamenti extra per rafforzare le frontiere esterne del blocco mentre la Bielorussia continua a inviare ondate di persone illegalmente attraverso i suoi confini. 12 nazioni dell’UE, tra cui Lituania, Austria, Grecia e Polonia, avevano esortato la Commissione europea a iniziare a finanziare le barriere fisiche per frenare la migrazione.
Tuttavia, la Commissione europea è stata finora riluttante a utilizzare il bilancio del blocco per costruire una barriera fisica per arginare il flusso di migranti.
Negli ultimi giorni però la situazione sembra degenerare con gli stessi vertici europei e la NATO che parlano di guerra ibrida da parte della Bielorussia di Lukaschenko che sembrerebbe aver esfiltrato, attraverso la propria rete diplomatica, migliaia di migranti arabi e mediorientali da ammassare al confine UE vigilato da polacchi e lituani.
Ecco quindi che qualcosa si muove e le posizioni nell’Unione non sembrano più granitiche sul no al finanziamento della barriera. Una possibile inversione a u dell’Europa sul tema, come influirà sulle vicende di una nazione come l’Italia con i confini delimitati da poche miglia nautiche di mare e che riceve quasi quotidianamente una pressione migratoria insostenibile?
l’Italia con ill suo atlitaliateggiamento