L’offensiva politico-giudiziaria contro i centri per migranti allestiti in Albania mediante un accordo fra i governi di Roma e di Tirana, può forse avere ancora qualche sussulto sgradevole, ma essa è destinata ad andare a sbattere e la data dello schianto non è lontana. L’Europa, tramite il suo organo esecutivo costituito dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen, sostiene da mesi la creazione da parte italiana, in collaborazione con il governo albanese di Edi Rama e all’insegna del Protocollo Italia-Albania, dei centri di accoglienza situati nelle città di Shengjn e Gjader della Repubblica schipetara. Non solo, come è stato detto da più esponenti della Commissione UE, a cominciare dalla stessa von der Leyen, tutto il continente deve prendere esempio dall’Italia nella gestione della immigrazione clandestina, delle richieste di asilo e dei rimpatri attraverso hub specifici per migranti organizzati in Paesi terzi.
Durante l’ultimo Consiglio europeo non si è parlato solo di riarmo, ma anche di quelle soluzioni innovative da mettere in campo nel contenimento della questione epocale delle migrazioni irregolari, già attuate dall’Italia e alle quali sta guardando con interesse crescente tutta l’Unione Europea. Anche il Regno Unito vuole approfondire e conoscere meglio la linea italiana. Una ulteriore conferma della validità delle politiche del Governo Meloni in merito alla lotta contro l’immigrazione clandestina, e un’ennesima doccia fredda per Elly Schlein e amici togati, è giunta dal portavoce della Commissione europea per gli Affari interni, Markus Lammert, il quale ha dichiarato che il decreto del governo italiano che istituisce i CPR in Albania sia in linea con la legge della UE, in sintonia pertanto con il diritto europeo.
Il Governo allarga il perimetro di azione dei centri italo-albanesi di Shengjn e Gjader alle competenze dei CPR, Centri di permanenza per i rimpatri, in modo da poter ospitare in Albania coloro i quali hanno già un decreto di espulsione dall’Italia. Al fine di scongiurare che dei soggetti già destinatari di ordini di espulsione alla fine non abbandonino mai il territorio nazionale, come è successo tante volte in passato in Italia e come capita in Germania, ciò è emerso dagli ultimi attentati terroristici, si preferisce iniziare ad inviare presso i centri in Albania chi comunque deve lasciare l’Italia e fare ritorno poi al proprio Paese d’origine. Questo è contemplato dalle leggi europee e, con buona pace degli assaltatori politico-giudiziari, comincerà presto a lavorare a pieno regime anche tutto il sistema previsto di salvataggio di vite umane e di controllo successivo, fuori dall’Italia, della presenza o meno dei requisiti delle persone tratte in salvo per l’ottenimento dell’asilo. Il nuovo Piano migrazione e asilo europeo arriverà nel 2026, anche se l’Italia chiede di anticiparlo, e giungerà assieme la lista UE dei Paesi sicuri, oltre alla Corte di Giustizia della Unione Europea che dovrà esprimersi prima dell’estate.
Considerate le posizioni espresse dalla Commissione, è immaginabile che l’Europa, attraverso le fasi sopra citate, sposi sempre più l’approccio dell’Italia, Nazione apripista nel continente per una nuova governance delle migrazioni, permettendo il pieno funzionamento dei centri in Albania e la creazione di nuovi hub per altri Paesi membri. Cosa potranno ancora inventarsi le toghe amiche di Elly?