I finti ricchi da social: l’arte di sembrare senza essere

Tra yacht noleggiati, orologi fasulli e vacanze a sbafo, il mondo dei social premia l’ostentazione della ricchezza. Ma dietro quei sorrisi alla Beautiful si nasconde spesso solo vuoto, debiti e nessun talento

C’era un tempo in cui i veri ricchi non avevano bisogno di farlo sapere. Non perché si vergognassero del successo, ma perché il successo – quello vero – cammina con passo discreto, non ha bisogno di essere urlato né di essere applaudito. Pensiamo ai grandi industriali del novecento, ai miliardari silenziosi, ai volti che hanno fatto la storia dell’economia, della cultura e dello spettacolo: nomi noti ma mai sbandierati, donne e uomini che consideravano la riservatezza una forma di rispetto per sé e per gli altri. La ricchezza era una responsabilità, non un trofeo da sbattere in faccia alle persone.

Oggi tutto questo sembra un ricordo lontano. Nel metaverso deformante dei social, a spopolare non sono più le idee, i risultati o i valori. A fare il pieno di like e follower sono gli influencer da social: personaggi spesso senza arte né parte, che si ergono a modelli di successo ostentando un lusso sfrenato, eccessi continui e una vita apparentemente dorata. Ma basta grattare un pò la superficie per scoprire che, in molti casi, dietro quella facciata non c’è niente.

Auto sportive prese a noleggio per un’ora, giusto il tempo di scattare una foto o fare un reel, yacht da sogno che appartengono ad altri, vacanze in resort esclusivi frutto di collaborazioni o di debiti camuffati in lusso. Persino gli orologi al polso e i gioielli sono spesso repliche ben taroccate. Quella che viene venduta come una vita di successo è, in realtà, una finzione curata nei minimi dettagli. Un gigantesco palcoscenico dove conta solo apparire. Una volta per sfottere questi individui si diceva che c’erano “troppi Rolex su uomini di poco polso e troppi anelli su donne di poca fede”.

Non sottovalutiamo però il fenomeno perché il messaggio che passa può essere pericoloso. Soprattutto per i ragazzi, bombardati ogni giorno da immagini che li spingono a credere che la felicità e il rispetto si misurino in visualizzazioni, oggetti costosi e ostentazione. La dedizione, l’onestà, il merito e la cultura passano in secondo piano di fronte a una foto ben montata con vista mare e spritz in mano. Ma non è tutto oro quello che luccica: molti di questi “idoli” si sgonfiano, prima o poi, rivelando un castello di carta fatto di debiti, insicurezze e fragilità.

È un paradosso amaro quello dei social: ci raccontano un mondo dove non conta più essere, ma sembrare. Dove per avere successo basta fingersi ricchi, anche solo per un attimo, anche solo con un filtro ben scelto. Ma voler apparire ricchi esibendo vestiti firmati e oggetti di lusso è come voler sembrare intelligenti indossando un paio di occhiali da vista senza lenti: l’effetto dura poco e inganna solo gli sprovveduti e gli ingenui.

È tempo di aprire gli occhi e di insegnare ai nostri ragazzi a distinguere i veri valori dai falsi miti. Perché seguire chi non ha nulla da dire, se non cosa indossa o dove finge di essere, è il modo più rapido per perdersi e perdere tempo prezioso. E forse anche per dimenticare che nella vita contano più le fondamenta che le facciate.

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Antonio Cacace
Antonio Cacacehttp://www.antoniocacace.com
Giornalista pubblicista, laurea in scienze economia e master in comunicazione. E' stato un tennista mancato, un quasi campione di karate e una promessa (non mantenuta) del calcio quando giocava nelle strade del suo quartiere. Ama la montagna, il trekking e non sopporta il politicamente corretto. http://www.antoniocacace.com

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