I sistemi contro Giorgia Meloni: l’Albano difendeva pure la maternità surrogata

La più grande intuizione di Montesquieu, giudice francese vissuto tra la fine del 16° e l’inizio del 17° secolo, è la separazione dei poteri dello Stato, un modello ideale in cui nessun potere influenza l’altro e si bilanciano a vicenda, prevedendosi dei contrappesi che sono alla base della vita libera e democratica di sudditi e cittadini. Dopo anni, secoli di battaglie e di errori, l’Occidente è riuscito a sposare a pieno un tale modello, ma questi viene messo pesantemente in discussione quando uno dei poteri, per volontà anche di pochi, supera il confine del proprio operato e tenta di influenzare quello altrui. Non è la prima volta che questo succede qui in Italia perché se è vero e giustissimo che il potere esecutivo, dopo l’esperienza fascista, abbia importanti controlimiti, alcuni dei quali forse possono essere quantomeno ridiscussi a centro anni dalla marcia su Roma, lo stesso non si può dire della magistratura, che negli anni ha avuto tempo e modo per creare il suo asset, che non deve essere messo in discussione.

La questione immigrazione

È ormai chiaro che diversi magistrati tentano di influenzare la vita politica di questo Paese. La mail di ieri pubblicata dal Tempo appare più come un segreto di Pulcinella, anche se averne la prova provata, nero su bianco, non è certo un fatto secondario. Ed è singolare che, ancora una volta, la frattura tra esecutivo e certi magistrati riguarda la tematica dell’immigrazione: un contesto molto ampio, su cui in molti hanno già denunciato l’enorme business che si nasconde sull’accoglienza e le enormi spese dello Stato per far venire da noi i migranti irregolari. Dietro ci sono gli scafisti e i trafficanti di esseri umani, ci sono le Ong che spesso e volentieri scendono a patti col diavolo, ci sono le cooperative per l’accoglienza come quella della moglie di Soumahoro. È un intero giro che accompagna un po’ tutta la vita del migranti: dal viaggio nel deserto fino alla traversata del Mediterraneo, poi l’approdo, la vita nei centri di accoglienza, il lavoro in nero del caporalato. Insomma, un intero sistema che è difficile da sradicare e che, è ovvio, vede come principale nemico chi, viceversa, cerca di risolvere il problema migratorio in altro modo, prescindendo da ogni step sopra descritto.

La difesa della maternità surrogata

A dire il vero, non è solo immigrazione. Silvia Albano, il magistrato del tribunale di Roma che ha fatto scoppiare il caso sull’accordo in Albania, non è la prima volta che si ritrova a far sentire la propria su temi politici. Il Giornale questa mattina riporta parte del discorso che il giudice tenne ad aprile del 2023, durante un’audizione alla Camera, in favore della maternità surrogata e contro la sua dichiarazione di reato universale, arrivata proprio pochi giorni fa. Se il Governo, infatti, parla di “pratica intollerabile, un esempio esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini”, Albano sostiene viceversa che negare l’utero in affitto sia un’“offesa alla dignità della donna”, che invece sceglie liberamente, secondo il giudice, se prestarsi o no alla pratica. Gli esempi virtuosi che fa sono l’India e la Thailandia, dove però le donne vengono letteralmente commercializzate per pochi spiccioli, disperate e in cerca di soldi. Solo alla fine il giudizio tecnico: “La previsione di un reato universale non pare compatibile”, ma è poca cosa rispetto allo sproloquio precedente. La verità è che Giorgia Meloni si sta mettendo contro interi sistemi, di potere, culturali, economici, che ora in difficoltà oppongono resistenza. Bisogna “porre rimedio”, dicono alcuni magistrati, ma non ci sarà modo di fermare chi non ha da nascondere nessuno scheletro nel proprio armadio.

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