Idee da Soviet: tasse e patrimoniale, le proposte della sinistra per l’Europa

Tasse, tasse, tasse, quante tasse. Le idee della sinistra sono tutte qui: proporre più tasse e vessare i più ricchi, in balia di quella visione tutta comunista (qua finiamo nel campo della filosofia politica) che racconta l’imprenditore come un cattivone egoista che pensa soltanto ai suoi interessi. E invece l’imprenditore, molto spesso, è soprattutto altro: è investimenti, è posti di lavoro, è tasse pagate. Non un evasore egoista da tassare, ma una figura da valorizzare.

L’amore per l’austerity

Tasse e austerity, d’altronde, non hanno mai dato gli effetti sperati: dopo anni di politiche di rigidità fiscale, di spesa rallentata e di alta tassazione, il risultato è stato del tutto diverso da quello previsto. La sanità ne è risultata compromessa, a causa degli ingenti tagli subiti (circa 40 miliardi di euro in dieci anni), i salari sono rimasti bassi e il potere d’acquisto delle famiglie è risultato indebolito, di fronte all’inaspettato ma prevedibile (in quanto in ogni momento possibile) balzo in avanti dell’inflazione a causa della pandemia, dello scoppio della guerra in Ucraina e della crescente crisi internazionale, che ha abbassato la fiducia degli investitori e che ha portato la BCE ad alzare i tassi d’interesse. Una reazione a catena, insomma, che ha indebolito la già delicata situazione economica della nostra Nazione, alla quale il Governo Meloni ha cercato, con successo, di mettere una pezza: il taglio al cuneo fiscale e l’accorpamento degli scaglioni Irpef per i redditi più bassi, che occupano la stragrande maggioranza delle risorse dell’ultima legge di Bilancio, sono state due misure che hanno consentito di mitigare gli effetti dell’inflazione. E così, il potere d’acquisto ne è risultato protetto e il livello di povertà e di rischio di povertà è rimasto stabile. Misure a cui poi vanno aggiunte le politiche espansive in materia di lavoro (quale la detassazione per l’assunzione di persone appartenenti a categorie fragili), che hanno portato a un aumento considerevole dei posti di lavoro e a un brusco calo della precarietà.

Le tasse green di Avs

Il succo della questione è tutta qui: da un lato politiche espansive, dall’altro restrittive. Tipicamente, le prime sono proprie dei governi di destra, le seconde di quelli di sinistra. E i fatti danno ragione agli stereotipi, perché di fronte a un governo di centrodestra che abbassa le tasse e aiuta i più deboli, dall’altro ci sono le opposizioni di sinistra che continuano a sostenere la bontà di politiche di austerity e l’efficacia di alte tassazioni. Talvolta, con l’aggravante del fine ambientalista. Il programma elettorale di Alleanza Verdi e Sinistra, quel mix infernale di neo-comunisti ed ecologisti più radicali, è zeppo di nuove tasse per l’Europa. Oltre la solita imposta “sui grandi patrimoni”, la patrimoniale insomma, il grande sogno di ogni partito di sinistra, sono state aggiunte altre proposte, alcune al limite del comico: da una armonizzazione della “tassazione sulle rendite finanziarie e i redditi da capitale”, a una “tassa sulla plastica”, da “un’imposta sulle pratiche degli ultra-ricchi che favoriscono il cambiamento climatico e sui beni di lusso compresi yacht e jet privati” a una proposta per “limitare la pubblicità luminosa”. Quando si parla di transizione ideologica, anziché ecologica? Ecco, l’esempio ce lo fornisce chiaro Avs.

Campagna elettorale dem priva di contenuti

A Verdi e neo-comunisti si è poi unita Cecilia Strada, capolista PD nel Nord-Ovest per le elezioni europee, che ha proposto di abolire le disuguaglianze salariali mediante la tassazione dei patrimoni più elevati. Idee da Soviet: “Non ho per nulla paura di sostenere che quando le disuguaglianze sono così marcate, e quando sulle teste delle famiglie grava un debito pubblico elevato, servono interventi straordinari come una patrimoniale”. Poi, Strada ci tiene a mettere le mani avanti: “Questo non è comunismo rapace, è equità e buon senso”. Parole a cui ha risposto Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e copresidente del gruppo ECR al Parlamento europeo: “L’immancabile proposta di una patrimoniale è la ciliegina sulla torta di una campagna elettorale priva di contenuti da parte del PD. In Italia come in Europa – ha detto – la sinistra non ha proposte credibili e al cospetto di una tornata elettorale così importante per il futuro della nostra Nazione non trova di meglio che rifugiarsi nei soliti fantasmi degli attacchi alla democrazia e, naturalmente, la ricetta di vessare gli italiani con una tassa sui abitazioni , negozi e stabilimenti produttivi. È evidente – ha aggiunto Procaccini – che al Pd sfugge quanto possa essere importante e decisivo per l’Italia il rinnovo del Parlamento europeo, continuando a ripresentare le stesse proposte fallimentari che – ha concluso l’eurodeputato – hanno portato la nostra Nazione sull’orlo del declino”.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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