Il cinismo di alcuni giornali circa Turetta senior

Quando vengono consumati drammatici fatti di sangue vi è la vittima principale, ossia, la persona che perde la vita per mano di qualcun altro, ma seguono poi altre vittime collaterali, che rimangono vive e però si spengono dentro, continuando un’esistenza irrimediabilmente cambiata, e non certo in meglio. Anzitutto, i familiari del morto ammazzato non possono darsi pace perché è assai più difficile accettare che un proprio caro avrebbe potuto vivere ancora per molto, ma qualcuno ha deciso la sua fine al posto di Dio, rispetto ad un decesso naturale. Tuttavia, clan familiari malavitosi a parte, anche la famiglia dell’assassino vede il proprio mondo crollare da un giorno all’altro.

Avere un figlio dietro le sbarre per omicidio, con la possibilità concreta di lasciare questa dimensione terrena prima ch’egli sia scarcerato, è quasi come averlo morto. Chi non attraversa un inferno simile non può nemmeno lontanamente immaginare cosa provino i genitori di un incensurato che ad un certo punto della propria vita decide di uccidere. Come minimo, ci si domanda dove si abbia fallito e se il sangue del proprio sangue sia affetto da problemi mentali oppure sia un individuo lucido e cattivo.

Il padre e la madre di Filippo Turetta, che ha assassinato l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, stanno vivendo tale calvario e per questo, dovrebbero essere lasciati in pace dalla informazione, talvolta più voyeuristica che professionale. Il loro figlio Filippo, reo confesso, ha commesso un delitto terribile, si trova rinchiuso in carcere e senza dubbio, giustamente, non ne uscirà presto, deve, infine, pagare per ciò che ha fatto, ma i signori Nicola Turetta e Elisabetta Martin, già condannati dal destino a portare sulle spalle, per il resto dei loro giorni, una croce pesantissima, non devono espiare alcunché, né di fronte alla opinione pubblica e né tantomeno davanti alla legge.

Invece, pare non vi sia particolare comprensione nei loro confronti e ciò è diventato palpabile con la cinica pubblicazione su diversi giornali del colloquio intercettato e avvenuto in carcere il 3 dicembre scorso fra Filippo Turetta e in special modo il padre Nicola. Si trattava del primo incontro dopo la fuga in Germania e l’arresto, e tutto poteva essere Nicola Turetta in quel preciso e devastante momento tranne che sereno e preparato con le frasi giuste da riferire al figlio. Sottoposto ad uno stress che nessuno di noi può concepire, ha ritenuto opportuno nell’immediato cercare di allontanare il figlio detenuto da tentazioni suicide, spingendolo in qualche modo a non ritenere la sua vita come ormai spacciata e di fatto conclusa nonostante il grave reato commesso.

L’ha invitato a non abbandonare il percorso per la laurea e non c’è nulla di abominevole in questo perché in tanti studiano e imparano mestieri all’interno delle mura della prigione. Nei giorni dell’arrivo di Filippo Turetta presso la Casa circondariale di Verona – Montorio tre detenuti si sono tolti la vita e lo stesso killer di Giulia Cecchettin è stato subito considerato dai responsabili del carcere come un soggetto a rischio di suicidio, quindi, le preoccupazioni del padre Nicola erano abbastanza fondate. In ogni caso, le parole scambiate fra Turetta e i suoi genitori dovevano rimanere nell’ambito della struttura di Montorio e invece sono finite sui giornali, all’insegna di un modo di fare informazione scorretto e pruriginoso. Dalle frasi di Nicola Turetta si è cercato di costruire un caso quasi politico, comunque mirato a fare del sensazionalismo di bassa lega.

Sono state proposte e riproposte sistematicamente solo determinate parti delle affermazioni di Turetta senior come: “Hai avuto un momento di debolezza, non sei il solo e devi farti forza”. Questo, per fare passare l’immagine di un padre che in fondo non ritiene poi tanto grave quanto combinato dal figlio e quasi giudica il femminicidio come un evento che può capitare a tanti. Il pover’uomo, perché tale è, si è dovuto scusare a livello pubblico ed ora, dopo il tentativo di tornare al lavoro e ad una vita, per così dire, normale, perché Nicola Turetta ha un altro figlio a cui pensare oltre a Filippo, ripiomba nell’incubo.

Al di là ancora se egli abbia proceduto bene o meno il 3 dicembre scorso davanti al figlio appena arrestato, le sue parole, peraltro prive di qualsivoglia rilevanza penale, non dovevano diventare di dominio pubblico. La disinvoltura meschina di alcuni mezzi di informazione non aggiunge nulla di costruttivo alle vicende giudiziarie come quella di Filippo Turetta, ma rischia di fare del male a persone incolpevoli. Dal rischio di suicidio del figlio ristretto in carcere si può passare a quello riguardante il padre. Bene fanno il Governo Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio a sostenere l’applicazione di paletti per la pubblicazione mediatica delle intercettazioni. Taluni direttori di giornale sono sprovvisti del senso della decenza.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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