Naturalmente per una copertina del genere sicuramente aiuta essere ospiti fissi di una trasmissione assieme al direttore del settimanale in questione. Ma è parte del gioco dell’egemonia culturale. Prendi un personaggio con del potenziale e lo aiuti a esprimerlo tutto il suo potenziale. Pur con i limiti insiti nei media a larga diffusione. In televisione parlerà del Kurdistan, ma difficilmente l’intervistatore lo farà dilungare sul suo sostegno alla lotta No Tav. Nel proporre un intellettuale si scende a patti, lo si propone nella maniera più trasversale, si lima qualcosa qui e là. È parte del gioco, non significa scendere a patti con il diavolo.
Di fronte a cotanta copertina che fa la destra istituzionale e non? Ammira come un personaggio credibile e con del potenziale sia arrivato così in alto? Prende appunti? Copia la strategia? Naaahhhh… Si limita a esprimere la sua indignazione alzando un mignolino tremolante d’ira esclamando (a bassa voce però): «com’è caduta in basso la cultura in Italia! Definiscono intellettuale un fumettista! La cultura in Italia era Montanelli, era la Fallaci, era Prezzolini, era Longanesi!».
Finito lo sfogo quella destra in questione torna a rimirarsi il proprio ombelico o a contemplare il panorama dalla sua torre d’avorio (torre metaforica, perché il più delle volte sarà un sottoscala, o nella migliore delle ipotesi un mezzanino). Anche perché, è bene ricordarlo, Longanesi è morto nel 1957, Prezzolini nel 1982, Montanelli nel 2001 e Fallaci nel 2006. E per quanto fossero grandi e avanti per l’epoca è un pÒ difficile tirare a campare una battaglia culturale con defunti, pur se di tutto rispetto. Soprattutto in un anno di giorni e notti che si susseguono tutte uguali.
Si pensa ai morti e non ai vivi. Ecco il meccanismo del destrorso indignato che scopre la sua prima fallacia, la sua prima mancanza. Con un pÒ di più di autostima l’uomo di destra (ma è bene ribadire si intende chiunque sia non allineato al mainstream o non conforme) dovrebbe, di fronte alla copertina del settimanale non pensare ai morti, ma ai vivi. Ma quali vivi?
Torna il comma 22! Forse l’intellettuale di destra non esiste? E se poi cito qualcuno vivo e la sinistra egemone mi prende in giro?
I nomi ci sarebbero anche. Sono pure noti al pubblico (non citiamo ovviamente Sgarbi che è bravissimo a promuoversi e posizionarsi da sé). Basti citare Veneziani, o Buttafuoco, o un artista come Lindo Ferretti.
Quella di pensare prima ai morti e poi ai vivi è la prima fallacia logica. E se si ragiona così, a pensar male (che si fa peccato, ma spesso ci si azzecca) il destrorso, il non conforme, il non allineato, il non sinistro non ci crede tanto nemmeno lui che quei vivi, quegli intellettuali di destra siano spendibili per il grande pubblico.
Intellettuali validi, ma forse non vendono abbastanza. Non fanno i video per Youtube! Non sono pop. Come rispondeva il maestro Yoda a un giovane Luke Skywalker ne L’Impero colpisce ancora, «se non ci credi fallirai sicuramente».