Eppure si dice alla destra gli slogan con i «credere» in maiuscoletto sembra che siano sempre piaciuti. Però pare che siano loro a non volerci credere: prendere un quasi-trentenne e in nemmeno dieci anni farlo diventare una leggenda, L’ultimo intellettuale in copertina.
Troppo difficile una pianificazione di lungo periodo? E poi c’è il comma 22… Che per i giovani intellettuali di destra si amplia a una terza condizione, un triplo paradosso. Non si può essere intellettuali, di destra e under-cinquanta contemporaneamente.
Insomma, a far peccato, l’ipotesi che sembra più convincente è proprio quella che non ci credano nemmeno loro, meglio ricordarsi le vecchie glorie come la Fallaci.
Ma a far peccato non c’è solo il «non crederci». C’è anche un’altra motivazione. Chi fuori dall’alveo della sinistra ha avuto ruoli anche solo organizzativi (nemmeno di potere) nelle varie filiere che danno vita al mondo culturale preferisce rispolverare le vecchie glorie, perché la prima considerazione che dovrebbe fare: ma io, una copertina con i miei intellettuali l’ho mai fatta, ostentando e ribadendo che fossero intellettuali tout court? O mi sono limitato soltanto a mandarli allo sbaraglio? Sperando che facessero tutto da soli, senza un ecosistema intorno?
Probabilmente questa è l’ipotesi più probabile: limitarsi a pensare che tutti potessero diventare dei personaggi pop con la loro solo forza vitale come Sgarbi.
Senza rischiare copertine nei pochi periodici dell’area. Uno rischio nei confronti dell’egemonia di sinistra, ma purtroppo anche sul fronte interno. Una copertina? E se poi si innescano rivalità, lotte intestine? Ma se non si costruisce un’immagine prima e durante quando capita la grande occasione il rischio flop è assicurato.
Quella copertina con Zerocalcare e la scritta «L’ultimo intellettuale» che mette in imbarazzo persino il fumettista (su Facebook commenta ironicamente: «me vojo ammazzà pe molto meno me vesto da mucca e vado al mattatoio sperando che me confondono») è nei suoi limiti un colpo da maestro.
Ed è questa la prima riflessione che dovrebbero ricordare l’intellettuale e il politico non di sinistra di fronte alla copertina «L’ultimo intellettuale». Non mettersi a citare Prezzolini e Fallaci. Ma per citare un cliché culturale caro all’area, l’immaginario tolkieniano.
Dov’era Gondor quando cadde l’Ovestfalda!?
Dov’era Gondor quando i nostri vicini ci hanno circondato!?
Dov’ero io quando uno dei nostri provava a farsi strada?
Dov’ero io organizzatore, uomo di governo (anche locale s’intende), intellettuale più in vista quando un intellettuale di destra provava a mettersi alla ribalta? Lo promuovevo? Lo consigliavo nel doppio significato di promuoverlo e di suggerirgli come muoversi (per non farlo diventare una macchietta ridicola come alcuni si sono ridotti)?