Che le evidenze giurisprudenziali andassero tutte le medesimo senso rispetto alle misure restrittive delle libertà personali adottate durante questa pandemia era ormai assodato.
Dai giudici di pace ai tribunali sia in sede civile che penale, in questo anno e mezzo le pronunce sulle violazioni dei DPCM hanno dato costantemente lo stesso responso: la libertà personale è un diritto costituzionalmente garantito, che non può essere compresso per il tramite di un provvedimento amministrativo.
Ebbene, oggi si aggiunge un tassello a questo quadro già chiarissimo nei suoi contorni: un giovane studente della facoltà di legge ha impugnato la sanzione comminata ad un suo amico per aver violato il coprifuoco, ottenendone l’annullamento.
I fatti accadono nella provincia di Macerata, dove un giovanotto che si era attardato a casa della fidanzata viene pizzicato in “flagranza” di violazione del coprifuoco, fermato dopo le 22 viene sanzionato con una multa di 533 euro.
Ma un suo amico, Marco Dialuce, studente al secondo anno di giurisprudenza, non si perde d’animo e impugna il verbale dando prova di aver ben chiari i rudimenti di diritto costituzionale. Articola così un ricorso fondando i motivi dell’illegittimità della sanzione sull’incostituzionalità del coprifuoco, che essendo una misura limitativa in generale della libertà personale è assimilabile ad una sanzione restrittiva di natura penale, dunque non può essere applicata nel nostro ordinamento sulla base di un mero atto ammnistrativo, ma può essere disposta solo da un giudice, con atto motivato.
A nulla vale, in base alla prospettazione del giovane ricorrente, il fatto che viga lo stato di emergenza, perché deroghe a questo sacrosanto e inviolabile principio possono eventualmente sussistere solo in caso di guerra.
Pregevole ricostruzione, sulla scorta della quale il Giudice di Pace ha inteso annullare la sanzione. Per le motivazioni dovremo aspettare e ci mettiamo in vigile attesa, per comprendere quante delle deduzioni portate all’attenzione del giudicante siano state accolte e per verificare l’allineamento della sentenza a quelle precedenti che avevano già smontato inesorabilmente la baldanza governativa, che a suon di decreti pensa di poter disporre delle libertà fondamentali degli italiani
Ma ciò che già emerge con prepotenza è che tanto è nitida l’incostituzionalità di queste misure, che non serve essere neanche avvocati per averla vinta, basta conoscere l’ABC del diritto costituzionale, avere capacità argomentativa e voglia di sentirsi sino in fondo cittadini e non sudditi schiacciati dal potere del satrapo di turno.