C’era da immaginarselo. Al Popolo della partite iva e dei co.co.co non è proprio andato giù il capitolo del decreto CuraItalia che li riguarda . Alle prese con l’arresto pressoché universale di tutte le attività e dunque del reddito, questi lavoratori autonomi hanno reagito con profonda delusione alla notizia che nel provvedimento di emergenza da 25 miliardi per loro era prevista sostanzialmente soltanto un’indennità di 600 euro netti «una tantum» come aiuto per superare una situazione davvero catastrofica. e non è finita perchè tutti coloro che sono iscritti a casse previdenziali diverse dall’Inps (avvocati, architetti, commercialisti ecc.) non avranno diritto neppure a questi 600 euro di indennizzo previsti a marzo.
E’ ragionevole pensare che debbano essere le varie Casse di competenza a copiare il provvedimento che riguarda gli iscritti alla gestione separata Inps, ma non è detto: molte di queste Casse vivono situazioni difficili dal punto di vista finanziario.
Forse potranno sperare di ottenere misure di sostegno più sensate per la loro categoria ad aprile, quando il governo presenterà un nuovo decreto per gestire l’impatto del coronavirus su aziende e lavoratori. Certo è che il provvedimento varato il 16 marzo dall’esecutivo è un’occasione mancata di riconoscimento di una fascia di lavoratori da sempre particolarmente fragile, sopravvissuta non si sa neppure come, a decenni di sterminio fiscale e crollo delle vendite.
In questo scenario la miseria concessa dal Governo sa fin troppo di “estrema unzione”.