Iolanda Apostolico è uno dei giudici che in questi giorni si è trovato al centro della cronaca nazionale, dopo la decisione di procedere con un provvedimento che non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini nel centro di accoglienza di Pozzallo (Ragusa), disapplicando di fatto il cosiddetto Decreto Cutro sull’immigrazione approvato lo scorso marzo ritenendo “illegittimo trattenere chi sta richiedendo asilo”.
La decisione del giudice ha inevitabilmente sollevato non poche discussioni a riguardo, divenendo un vero e proprio trend del momento, soprattutto a seguito della pubblicazione di un video che ritrae proprio il giudice Apostolico in una situazione piuttosto particolare. Si tratta di un filmato girato il 25 agosto 2018 a Catania in occasione di una manifestazione dell’estrema sinistra, in cui i civilissimi partecipanti chiedevano lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti al grido di ‘assassini’ e ‘animali’ urlato in faccia alla Polizia.
Tra il pubblico, come evidenziato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, si vedono “alcuni volti familiari…”.
Come si dice, un’immagine vale più di mille parole. O meglio, in questo caso, un video, da cui non si può certo non dedurre una certa politica di accoglienza sostenuta in prima persona da Apostolico.
Le sequenze diffuse sul web hanno ricevuto il commento dell’Associazione nazionale magistrati che ha dichiarato che “valuterà insieme alla diretta interessata se e come intervenire”, come affermato all’ANSA dall’Anm di Catania.
Tuttavia è stato Enrico Aimi, Presidente della Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura a chiarire che: “Le eloquenti immagini del giudice Iolanda Apostolico, ritratta in prima fila sul molo a Catania durante un’accesa manifestazione dai connotati politici, esortano un richiamo ai principi che sovrintendono il nostro Ordinamento. Il ruolo del magistrato richiede che l’autonomia e l’indipendenza non si limitino esclusivamente allo svolgimento delle funzioni giurisdizionali, ma deve riguardare anche la sua proiezione esterna”. E ha aggiunto: “È opportuno non dimenticare mai che la Giustizia è – mutatis mutandis – come la moglie di Cesare: non deve essere solo terza e imparziale, ma deve anche apparire tale. Su questo punto soccorrono i principi più volte affermati dalla Corte Costituzionale e dalle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione secondo cui il magistrato ‘è tenuto a salvaguardare la propria indipendenza e la propria imparzialità, nonché la stessa apparenza di queste ultime, in modo da non compromettere la fiducia di cui – in una società democratica fondata sul principio di legalità – l’ordine giudiziario deve godere presso l’opinione pubblica. Il cittadino deve essere rassicurato sul fatto che l’attività del magistrato, sia esso giudice o pubblico ministero, non sia guidata dal desiderio di far prevalere una parte politica”.
Il caso Apostolico ha ovviamente fatto emergere legittimi dubbi sul ruolo della magistratura italiana, ma, seppur spiacevole sotto diversi aspetti, questo evento potrebbe avere un risvolto positivo, portando a riflettere in maniera più profonda e seria sul nostro sistema giudiziario. Soprattutto ricordando che, come affermato dalla stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la magistratura dovrebbe incarnare il principio assoluto di imparzialità, non solo nella vicenda processuale, perché esso “costituisce un dovere deontologico fondamentale del magistrato”.