Lì tra gli scaffali ti fissano: viola chiaro, viola scuro, verde e blu. E devi comprarli, che ti piaccia o no. Perché inesorabilmente, mese dopo mese, è una spesa che va affrontata, come il cibo e l’acqua. Mi si obietterà che le donne che usufruiscono degli assorbenti in realtà sono meno del 51,3% della popolazione italiana totale, ma il fatto è uno: che donne più anziane ci sono già passate, e per quanto abbiano benedetto l’arrivo degli assorbenti usa e getta, sempre cari li hanno pagati; e le future donne in età fertile ci passeranno, e forse è proprio per loro che varrebbe la pena rendere meno caro un prodotto che sarà loro indispensabile. E forse una società più a misura di donna, speriamo.
“Usino i pannolini lavabili”. Sono queste le parole pronunciate il 16 maggio scorso da Francesco D’Uva, capogruppo M5s alla Camera dei Deputati, nel corso della trasmissione Omnibus (La7). Il commento del deputato è riferito all’emendamento sul decreto Semplificazione Fiscale, dove si proponeva l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti al 10 o 5%, bocciato dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, (presieduta dalla pentastellata Carla Ruocco). Motivo: al momento non ci sono le coperture, quindi la tassa rimane al 22%. E fin qui, poteva anche andar bene una simile scelta. Ma D’Uva non solo ha aggiunto una motivazione sinceramente inutile in questo contesto, ha anche detto cosa devono usare le donne, e il perché vi sorprenderà.
Prima di tutto, siamo in democrazia e siamo liberi di scegliere cosa usare. Altrimenti si chiama monopolio. Secondo: Onorevole D’Uva, le è venuto in mente che le nostre nonne utilizzavano i pannolini lavabili di cotone perché erano prettamente casalinghe, perché la società era leggermente diversa, e avevano dunque il tempo sufficiente per lavare, stendere e far asciugare i panni, e soprattutto lo facevano a casa? Ma Lei, caro onorevole, come ci vede esattamente? Secondo Lei, una CEO potrebbe interrompere una riunione con i top manager (ovviamente uomini, ma il gender pay gap lo lasciamo per un’altra volta) dicendo “scusate, appendo i pannolini in ufficio e torno subito”?
“E, in più, noi siamo anche per l’ambiente, non siamo a favore degli assorbenti usa e getta”, prosegue D’Uva. Certo, perché i pannolini e le coppette mica li laviamo con acqua corrente e una spruzzata di sapone, o detersivo per le più esigenti. Li laviamo con il pensiero. Stai a vedere che i cambiamenti climatici sono colpa delle donne e delle loro scellerate scelte consumistiche. Direi che la questione ambientale è definitivamente cassata, quindi passiamo a quella umana.
Queste dichiarazioni fanno male perché sono un insulto a tutte quelle donne che pur volendo non possono tagliare questo bene primario, ma sono costrette a rinunciare ad altri beni di prima necessità. Gli assorbenti servono come il pane, letteralmente. A tutte le donne, di qualsiasi estrazione sociale esse siano. Per avere un’idea di quante donne ne usufruiscono, secondo le ultime rilevazioni statistiche nel 2018 la popolazione femminile italiana tra i 15 e i 54 anni (quindi coloro che utilizzano gli assorbenti) ammonta a circa 15,3 milioni, che sul totale di 60 milioni è una bella fetta. E per avere un’idea delle spese che le famiglie italiane tagliano, basta guardare le spese per i consumi delle famiglie italiane. Secondo quanto rilevato dall’Istat, nel 2017 continua a essere molto elevata la percentuale di famiglie che provano a risparmiare sulla quantità e/o la qualità degli acquisti per cura e igiene della persona (47,4%), ma tagliano i costi anche su alimenti, bevande, abbigliamento e calzature, mentre non vengono toccate le spese dedicate alle cure mediche. Coerentemente con la differente situazione economica delle famiglie sul territorio, il contenimento delle spese per igiene e cura della persona è più evidente nel Sud (55,4%) e nelle Isole (57,7%).
Infine, prendiamo in considerazione la parte più fragile della nostra popolazione: le famiglie in condizione di povertà assoluta nel 2017 si stimano essere 1 milione e 778 mila. Gli individui in povertà assoluta sono 5 milioni e 58 mila (pari al 8,4% dell’intera popolazione), di cui oltre 2 milioni e 300 mila risiedono nel Sud Italia e 2 milioni 472 mila sono donne (8,0% della popolazione totale). Tante donne, tante mamme, tante che vorrebbero lavorare e che tra mille difficoltà cercano di mandare avanti una famiglia, e si vedono costrette a tagliare su una spesa essenziale, non so sinceramente immaginare come. Ma mettiamo prima l’ambiente, che la dignità umana non è ancora abbastanza calpestata.
Io credo il compito della politica sia rendere la vita migliore per i cittadini di una nazione, o almeno provarci. Significa permettere alle donne di comprare servizi essenziali, che non sono di contorno come qualche uomo crede. Che ci permetta di stare comode, di non doverci assentare 15 minuti per andare in bagno e lavare i “pannolini”, che in sostanza ci permetta di mantenere quel posto di lavoro. Perché dobbiamo essere sempre e comunque efficienti, e non far pesare il fatto di essere semplicemente donne, con i nostri mal di pancia, cambi d’umore e mal di testa che così influiscono sulla performance lavorativa. Ma d’altronde, in uno Stato dove ad occuparsi di assorbenti è un uomo, potevamo aspettarci un ambiente sociale e di lavoro a misura di donna?