Il magistrato Cioffi: “Ho giurato sulla Costituzione di applicare le leggi del Parlamento”

Nella prima metà degli anni Ottanta del secolo scorso, da giovanissimo pretore di Marano fu il primo giudice a scoperchiare l’affaire dell’holding criminale dei rifiuti nella Terra dei Fuochi dopo la scoperta di centinaia di fusti tossici nelle campagne di Villaricca, nel Napoletano.

Giuseppe Cioffi, ex presidente della sezione dell’Anm del tribunale di Napoli Nord, è in magistratura da 38 anni: una vita in toga, vissuta il più delle volte “controcorrente”, ex consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e della Commissione Parlamentare Ecomafia.

Alla vigilia dello “sciopero” proclamato dall’Anm ha accettato di rilasciare un’intervista a “La Voce del Patriota”.

Dottor Cioffi, lei ha più volte detto che nella dialettica tra politica e magistratura le barricate non servono. E’ ancora di questo avviso?

Sono più di 25 anni, forse anche prima dai tempi di “Mani pulite”, che invito la magistratura associata e le sue articolazioni a muovere un passo indietro nella ricercata interlocuzione con la politica e nella opposizione a progetti riformatori in particolare se predisposti da governi con un certo colore politico, ritenendo ciò una ambizione a una impropria legittimazione politica, incoerente con indipendenza e terzietà e propensa a costituire un apparato di potere distante dalla configurazione costituzionale della magistratura.

C’e’ un conflitto tra Governo e magistratura che non fa bene al Paese. È molto importante che ci sia una distinzione tra i poteri, perché’ bisogna evitare i conflitti che non costruiscono fiducia nei cittadini. In poche parole, qual è la direttrice su cui lavorare per superare questa fase di acuta criticità?

Non mi sorprende che dopo certi svelamenti di manovre non proprio corrette in seno all’organo di autogoverno (CSM) e di fatti che non fanno onore a tanti magistrati, una iniziativa riformatrice che mette in crisi l’apparato di dominio dei gruppi che si contendono il potere associativo (ANM) in magistratura, determini atteggiamenti di rigetto e opposizione particolarmente virulenti e scomposti, che finiscono però per agitare gli stessi slogan sentiti da oltre 30 anni, di attacco alla democrazia, di violazione della Costituzione ecc. ecc. Il tutto senza un ombra di argomentazione e soprattutto con la presunzione di avere la verità dalla propria parte. La Costituzione prevede che le leggi, anche quelle di revisione costituzionale, le faccia il parlamento, senza chiedere il preventivo avallo della magistratura…

Tra pochi giorni c’è lo sciopero…

Personalmente non ho mai aderito e non aderisco allo sciopero, perché considero in errore chi ritiene che questa sia una riforma finalizzata a indebolire nel suo complesso il potere giudiziario. In un momento storico in cui la magistratura è debole e non gode della fiducia dei cittadini, soprattutto per responsabilità sue (cioè nostre)la maggioranza politica del momento intende
introdurre modifiche che, a mio avviso, non vanno a compromettere le garanzie di cui fino ad oggi il sistema giudiziario ha goduto per volontà dei padri costituenti, come dagli oppositori sostenuto. Perché tra le tante cose che prevede la Costituzione vi è la possibilità di modificarne il testo, cosa che, che piaccia o meno, la maggioranza parlamentare legittimamente eletta sta facendo e che a mio avviso coerentemente con la stessa costituzione che solo al comma 4 dell’articolo 107 menziona la pubblica accusa come elemento estraneo all’ordine giudiziario ma da rendere compartecipe delle prerogative di autonomia e indipendenza, quali garanzie per i cittadini, non privilegio di casta.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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