Il sì questa volta è stato unanime in commissione Cultura. Il tema è uno di quelli che non ammette divisioni, o almeno non dovrebbe, perché nel corso degli anni c’è chi ha cercato di cancellare una parte di storia che dovrebbe invece indignare, come pure la sua damnatio. Sono le foibe, le cavità carsiche naturali che furono tragico teatro di uccisioni brutali di italiani, militari e civili, sul finire e oltre la Seconda Guerra mondiale. Lì, in quelle terre, all’epoca italiane, dove le truppe del maresciallo jugoslavo Tito riuscirono a insediarsi e a mettere in atto quella pulizia razziale che venne ordinata dal capo comunista: a Fiume, in Venezia Giulia, in Dalmazia, in Istria, a Pola, a Ragusa, non doveva rimanere neppure un italiano. I più fortunati riuscirono a fuggire, a lasciare le proprie case, la propria terra natia per vagabondare in Italia per fin troppo tempo alla ricerca di un posto in cui stanziarsi. Trovarono ostacoli e mille difficoltà: l’episodio, spesso raccontato, dei sindacalisti della Cgil che versarono a terra il latte destinato ai bambini esuli. Fuggirono su treni con tutto ciò che riuscirono a sottrarre alla furia comunista. Quei treni sono stati ricreati in un museo itinerante che, lo scorso anno, ha viaggiato nelle maggiori stazioni italiane per portare sempre più persone a conoscenza di fatti che spesso, per ragioni politiche, si cercava di insabbiare.
Ed è proprio un museo che ora sembra aver messo d’accordo destra e sinistra in commissione Cultura: il Museo del Ricordo si farà e sorgerà a Roma, nei pressi di Piazza del Popolo. Un museo per tenere viva la memoria di chi non riuscì o forse non volle fuggire dalle proprie terre natie, andando incontro a morte certa: migliaia di italiani, senza distinzioni di età o di sesso, furono gettati vivi all’interno delle profonde cavità, che si estendono ancora per centinaia di metri verso il sottosuolo, spesso legati l’un l’altro in fila indiana, cosicché il primo facesse cadere tutti gli altri. Un modo di uccidere crudele e vile, un crimine perpetrato contro gli italiani solo in quanto tali. Il museo è stato voluto fortemente da Giorgia Meloni e dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: costerà 8 milioni di euro in tre anni e varrà creata anche una Fondazione, che farà capo al Ministero della Cultura e alla Regione Lazio. Il sì unanime fa venire meno, almeno in questo contesto, quelle fratture storiche di una sinistra che fa fatica a fare i conti con il suo passato: si ricordi, ad esempio, l’ostruzionismo per negare il ritiro delle onorificenze allo stesso Tito.
FdI: “Sì unanime fa bene alla Nazione”
Roberto Menia, senatore di Fratelli d’Italia e “padre” della legge istitutiva della Giornata del Ricordo ha commentato: “L’approvazione unanime in Commissione Cultura alla Camera dei Deputati del disegno di legge che istituisce il Museo del Ricordo – ha detto Menia – mi rende particolarmente orgoglioso perché segna una pagina storica nel percorso di riconciliazione di una memoria storica condivisa. Sono passati vent’anni dalla legge istitutiva della Giornata del Ricordo il 10 febbraio, è stato un percorso lungo ma oggi possiamo dire che le nostre battaglie per far sì che i martiri delle foibe e la memoria dell’esodo giuliano dalmata non cadessero nell’oblio hanno dato i loro frutti. Battaglie – ha aggiunto Menia – che segnano oggi una vittoria di giustizia contro il negazionismo che purtroppo aleggia ancora. Con il voto di oggi possiamo segnare un’altra pietra di quel lontano cammino che oggi trova un suo ulteriore coronamento per la verità storica”. Dello stesso parere anche Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura alla Camera: “L’approvazione unanime e definitiva in commissione Cultura del disegno di legge che istituisce il Museo del Ricordo mi rende particolarmente orgoglioso perché segna una pagina storica nel percorso di riconciliazione di una memoria storica condivisa. Il dramma delle foibe, delle persecuzioni titine e dell’esodo istriano-dalmata non può e non deve mai essere rimosso dalla mente e dal cuore della nostra Nazione. I musei – ha spiegato Amorese – sono templi laici eretti per tramandare valori e ricordi che servano da monito per le nuove e future generazioni: è da questo principio che nasce questo provvedimento, fortemente voluto dal governo Meloni, che arriva nel ventennale della legge istitutiva del Giorno del Ricordo. È per noi un dovere morale ricordare quanto accadde a partire dal 1943 nell’Istria, nella Dalmazia e nella Venezia-Giulia a nostri connazionali inermi, la cui unica colpa era quello di essere italiani. Il fatto che tutte le forze politiche in Parlamento abbiano votato a favore di questa legge – ha concluso Amorese – rappresenta una pagina di unità che fa bene alla Nazione intera”.