Il Parlamento ungherese ha ratificato questa settimana l’adesione della Svezia alla NATO, eliminando così l’ultimo ostacolo che impediva al paese scandinavo di diventare un membro a pieno titolo dell’Alleanza Atlantica.
L’Ungheria era l’unico trai 31 membri dell’alleanza che ancora non aveva concesso il via libera all’integrazione della Svezia, dopo l’approvazione da parte della Turchia, avvenuta alla fine di gennaio, dopo lunghi negoziati perché anche Ankara aveva inizialmente sollevato obiezioni.
La ratifica, trasmessa in diretta sul sito web del Parlamento ungherese, è stata approvata con 188 voti a favore e 6 contrari. Di conseguenza, il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, ha dichiarato sul suo social network: “Un giorno storico. I parlamenti di tutti i paesi della NATO hanno ora votato positivamente per l’ingresso della Svezia. Siamo pronti a assumerci la nostra parte di responsabilità nella sicurezza della NATO”.
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha affermato che la Svezia renderà l’organizzazione transatlantica “più forte e più sicura”.
L’intervento militare russo in Ucraina, nel febbraio 2022, ha portato Finlandia e Svezia a porre fine a due secoli di non allineamento militare e a chiedere l’adesione all’alleanza atlantica, approvata a Madrid dopo che la Turchia ha revocato il suo veto all’ultimo momento, in cambio di alcune condizioni.
La Turchia e l’Ungheria hanno infine dato il via libera all’ingresso della Finlandia la scorsa primavera, ma hanno ritardato quello della Svezia, a causa della presunta tolleranza della Svezia verso il terrorismo curdo – nel caso di Ankara – e per le critiche di Stoccolma alle riforme legali del governo di Orban, nel caso di Budapest.
Il Parlamento turco ha infine approvato l’ingresso della Svezia il 23 gennaio scorso, proprio nel giorno in cui Orban ha formalmente invitato Kristersson a Budapest per discutere di questa e altre questioni.
Più la NATO si rafforza, maggiore sarà il potere deterrente nei confronti della Russia o altri eventuali aggressori esterni. I paesi europei devono continuare a collaborare nonostante le loro differenze. Chi scrive ritiene che l’influenza di Giorgia Meloni sia stata fondamentale per ottenere il consenso di Viktor Orban, ed è logico pensare che, senza l’accordo del primo ministro ungherese, i suoi parlamentari non avrebbero votato positivamente.
Questa influenza positiva sul collega ungherese rappresenta un nuovo tassello in un mosaico che assume ogni giorno maggiore chiarezza: Giorgia Meloni sembra incamminata ad assumere quel ruolo centrale in Europa che nessuno occupa più dal tramonto di Angela Merkel.