Se ad un certo punto sembrava essersi placato l’ostruzionismo a oltranza che la sinistra aveva messo in pratica nelle scorse settimane in merito alla revoca dell’onorificenza al dittatore Tito, ora il PD torna in campo per rallentare a tutti i costi il processo di approvazione della legge proposta dal centrodestra, che introdurrebbe la possibilità di revocare un’onorificenza anche in morte del beneficiario se questi in vita si è macchiato di crimini contro l’umanità. E ci prova, il PD, tornando col suo solito spauracchio del fascismo: proprio la sinistra che non ha mai accolto con estremo favore il ricordo delle foibe perché visto come un tentativo di sminuire i crimini fascisti, ora tenta di fare un’unica accozzaglia, svilendo il senso della proposta targata Fratelli d’Italia. Quello, cioè, che la Repubblica non può riconoscere la sua massima onorificenza a chi ha nutrito un profondo odio razziale verso la nostra Nazione. Nel dettaglio, l’emendamento del PD si propone di togliere dal Medagliere dell’Esercito ogni valore conferito a Mussolini e agli altri gerarchi. Così facendo, i dem confondono non solo onorificenze repubblicane e titoli rilasciati durante l’era monarchica, ma ingarbugliano il tutto unendo titoli della Repubblica con istituzioni militari. Insomma, dietro il problema tecnico la cui risoluzione richiederà diverso tempo, si nasconde (ma nemmeno troppo) la volontà della sinistra di non darla vinta alla destra, in una battaglia che viceversa non dovrebbe creare divisioni ideologiche ma unificare l’intera Nazione.
Il tentativo del PD di confondere le foibe col fascismo è l’ennesimo suo atto di revisionismo politico della storia, proprio quello che accusano di fare alla destra, senza considerare che la proposta della maggioranza ha come fine ultimo non già quello di mettere in atto un’operazione politica, ma in realtà quello di ridare dignità alle vittime delle foibe, revocando un’onorificenza conferita in un periodo in cui il negazionismo regnava sovrano ed era impossibile per gli esuli far valere le proprie voci. Una battaglia, dunque, che viene da lontano, sulla quale finalmente l’opinione pubblica sembra essersi addolcita ma che ancora troppo spesso viene valutata come ideologica. Ricevendo, per tutta risposta, riscontri realmente ideologici, qual è la proposta dei dem. La sinistra, dunque, cerca di difendere fino all’ultimo Tito, arrivando persino a richieste quasi comiche, come quella di Avs, che si propone di allargare la revocabilità anche per chi ha commesso crimini ambientali, mortificando di fatto l’essenza della proposta del centrodestra: rompere quel filo che ancora lega la Repubblica italiana alle dittature comuniste del Novecento e dare così pieno riconoscimento a una tragedia che ha colpito il nostro popolo solo in quanto italiano.