Il 6 giugno il Presidente Meloni vola in Tunisia per incontrare il Presidente della Repubblica tunisino Kais Saied e la premier Najla Bouden Ramadan.
Il dossier Tunisia è al centro dell’agenda politica italiana, che lo ha anche portato sul tavolo europeo.
La realtà tunisina è caratterizzata da una profonda crisi economica, che sfocia in inevitabili criticità sociali. A questa crisi diffusa le istituzioni tunisine non riescono a dare risposta, continuando ad alimentare un vortice senza fine. Una situazione profondamente instabile e a rischio di esplodere da un momento all’altro causando conseguenze drammatiche per l’intero assetto geopolitico del Sud Mediterraneo e del mondo.
Con l’obiettivo di aiutare questo Paese, e quindi di rimando l’Italia e l’Europa, oggi Giorgia Meloni ha affrontato temi delicatissimi quali appunto i flussi migratori, ad oggi incontrollati nel Mediterraneo, e l’emergenza economica e sociale della Tunisia.
Come sottolineato dal premier Meloni al termine del colloquio bilaterale, “la stabilizzazione del quadro politico, la sicurezza, la crescita, la democrazia è un fattore indispensabile”. Per Roma aiutare Tunisi significa contribuire a realizzare uno scenario internazionale più stabile in un’Africa in cui la situazione è complessa, ma non impossibile da ricompattare, grazie a misure oculate e ragionate.
È in quest’ottica che si è ipotizzato di realizzare una Conferenza Internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo “per cercare di mettere insieme tutte le necessità legate ad un fenomeno che è sicuramente molto imponente e che va affrontato a 360 gradi”, e che potrebbe essere una occasione per riunire “le nazioni della sponda del Sud Mediterraneo, del Medio Oriente, dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, per ascoltare le diverse esigenze e creare dei progetti su cui attirare dei finanziamenti coinvolgendo tanto il settore pubblico quanto quello privato”.
L’Italia, in questo periodo di difficoltà, “sostiene la Tunisia a 360 gradi”, attraverso il suo impegno per l’apertura di linee di credito a favore dello sviluppo, il che rappresenta “un ulteriore impegno che si aggiunge a quello che già il nostro paese sta facendo, pari a 700 milioni di euro”.
E lo fa anche sul fronte del Fondo Monetario Internazionale, su cui sta lavorando “per arrivare ad un positivo accordo tra FMI e Tunisia, fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese”. Anche a livello di Unione Europea l’Italia si è fatta portavoce di “un approccio concreto per aumentare il sostegno alla Tunisia sia nel settore del contrasto alla tratta di esseri umani e di immigrazione illegale, ma anche per un pacchetto di sostegno integrato, un pacchetto di finanziamenti e di opportunità importanti a cui sta lavorando Bruxelles”.
Su questo è fondamentale parlare del Piano Mattei, progetto nel quale la Tunisia intende entrare perché rappresenta una opportunità per entrambi i Paesi “di diventare degli hub di approvvigionamento energetico per le regioni che le circondano”.
Il solo “approccio securitario non è sufficiente se non si fa un lavoro importante che riguarda anche gli investimenti, lo sviluppo, la formazione, i flussi di migranti regolari e la possibilità di offrire alle persone condizioni di vita migliori” perché, come ha voluto ribadire Giorgia Meloni, è necessario garantire non solo il diritto di emigrare, ma anche e soprattutto “il diritto delle persone a non dover migrare, a non dover scappare dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle loro terre”.
Il piano Mattei si basa proprio su questo, ovvero su una “cooperazione non paternalistica, non predatoria, ma paritaria, che consenta a ciascuno di difendere il proprio interesse nazionale cooperando in una collaborazione che offre una opportunità per tutti”, intervenendo su tutti i settori, dall’agricoltura all’istruzione, dalla formazione professionale alla sanità, sempre “nel pieno rispetto della sovranità tunisina”.
L’azione del Governo italiano mira a costruire un’Africa più stabile, più ricca e in grado di essere al apri degli Stati occidentali, con dei benefici per tutte le parti coinvolte nel processo di riforma del continente.
Allo stato attuale, nonostante il lavoro portato avanti da Italia e Tunisia che ha visto calare gli sbarchi nel mese di maggio, l’emergenza migranti è comunque un nodo da sciogliere al più presto, per evitare un collasso che non farebbe altro che produrre un peggioramento dell’intero assetto geopolitico, che a quel punto sarebbe ancora più difficile da risolvere.
La vera sfida adesso è convincere Bruxelles che i flussi migratori non sono un problema solo italiano, ma europeo e che come tale deve essere affrontato. Il prossimo Consiglio Europeo del 29 e 30 giugno sarà un nuovo banco di prova per l’Europa, che attraverso la Commissione Europea sarà chiamata a riferire sulle azioni messe in campo finora su questo fronte, per le quali si chiedeva “la rapida attuazione”.
Da parte sua l’Italia è “pronta a fare di più e a fare del proprio meglio”, e sta già portando avanti un lavoro concreto per affrontare una questione che la affligge da anni e a cui nessuno sembra aver mai voluto prestare la giusta attenzione e che ora più che mai sta rischiando di travolgere in maniera prepotente tutti gli Stati europei.
Non esistono Monti o Conti (1 + 1) o Draghi che abbiano brillato in tutti questi anni come sta brillando la straordinaria MELONI in solo 8 (otto) mesi di Governo, per quanto contestata e ringhiata da tutta la sinistra. Ci voleva una donna -con gli attributi- al comando e non certo una come la “lgbtq+” (che mi domando come farà ad invertire il senso unico del calo demografico).