Il rinvio del Visa Waiver e le accuse di Simion: «L’élite romena ha fallito ancora»

Il Visa Waiver Program (VWP) è un’iniziativa degli Stati Uniti che permette ai cittadini di 41 paesi di viaggiare verso gli USA per turismo o affari fino a 90 giorni senza bisogno di un visto tradizionale. Attraverso il Sistema Elettronico per l’Autorizzazione al Viaggio (ESTA), i viaggiatori ottengono un’approvazione online, a patto che il loro paese rispetti rigorosi criteri di sicurezza, cooperazione antiterrorismo e un basso tasso di rifiuti delle richieste di visto.

L’Italia, ad esempio, è entrata nel programma sin dalla sua istituzione nel 1986, consolidando il suo status tra i primi membri europei e garantendo ai suoi cittadini questa agevolazione da quasi quattro decenni. Per anni, la Romania ha cercato di raggiungere lo stesso traguardo, ma il sogno di viaggiare liberamente negli Stati Uniti rimane lontano, e l’ultimo rinvio ha riacceso polemiche interne.

A Bucarest, il 25 marzo 2025, George Simion, leader del partito AUR e frontrunner nella corsa presidenziale, ha puntato il dito contro il governo dopo l’annuncio dell’ennesimo slittamento dell’adesione al programma. Simion sostiene di aver previsto questo esito già il 6 marzo, accusando i funzionari di aver nascosto la verità ai cittadini. «L’avevo detto settimane fa che sarebbe successo. Mi hanno chiamato allarmista e complottista, ma la realtà ha raggiunto le bugie», ha dichiarato.

Il Primo Ministro Marcel Ciolacu e il Ministro degli Esteri Cătălin Predoiu hanno attribuito il rinvio a questioni “tecniche” legate a cambiamenti nella politica migratoria statunitense. Ma Simion non ci sta e sottolinea una coincidenza sospetta: lo stesso giorno della notizia, un’inchiesta della stampa americana ha messo in luce un aumento della migrazione illegale romena al confine settentrionale degli Stati Uniti. «Vogliono farci credere che sia solo una questione tecnica? Il tempismo parla da solo. Quando un paese esporta metà della sua forza lavoro e i suoi giovani scappano per disperazione, il mondo se ne accorge, e non in modo positivo», ha affermato.

Per Simion, la colpa ricade interamente sulla classe politica romena: «i romeni non migrano per lusso», ha spiegato, «migrano perché il loro paese è stato svuotato da incompetenza, corruzione e un sistema truccato che serve solo a pochi privilegiati. Il regime di Bucarest ha reso la Romania invivibile per chi lavora, e ora i cittadini ne pagano le conseguenze all’estero.»

Mentre il governo tenta di scaricare la responsabilità sulla politica interna americana, Simion insiste che il problema abbia radici profonde nel declino nazionale: «puoi incolpare Trump o le revisioni delle politiche USA, ma la verità è che il mondo vede quello che i nostri leader fingono di ignorare: un sistema dove il duro lavoro non paga, i fondi UE non arrivano al popolo e i giovani non hanno futuro», ha aggiunto.

Con la campagna presidenziale del 2025 in pieno svolgimento, Simion ha promesso di invertire questa tendenza, restituendo dignità e opportunità ai romeni: «non è iniziato a Washington, ma a Bucarest. E finirà quando i romeni diranno basta. La Romania deve diventare un posto in cui tornare, non da cui fuggire. L’attuale sistema non può farlo: loro sono il sistema», ha concluso, lanciando un appello diretto agli elettori.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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