Il solito Salah

Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, per gli amici Beppe, è riuscito a farsi detestare completamente dalla Comunità ebraica meneghina e non solo. Chissà, viste le sue note posizioni sbilanciate in tema di Medio Oriente, coerenti con il PD e le sinistre che appoggiano la Giunta comunale della capitale economica italiana, il primo cittadino milanese non vedeva l’ora di farsi mandare a quel paese dagli ebrei di Milano e d’Italia. Chi vuole vedere e sentire, dinanzi alle tensioni mediorientali, solo le ragioni della parte palestinese, senza disdegnare a volte nemmeno la versione dei terroristi di Hamas, si sente quasi onorato di risultare antipatico a coloro i quali, per Storia, identità e radici, si richiamano allo Stato di Israele. L’Associazione Pro-Israele e la Brigata Ebraica di Milano, già sempre maltrattata ad ogni 25 aprile da quell’antifascismo rosso che non è anti-totalitario, avevano chiesto al Sindaco di illuminare di arancione le facciate del palazzo comunale, Palazzo Marino, per rendere omaggio alla terribile morte dei fratellini Bibas. Ariel e Kfir Bibas, al momento del loro sequestro nel kibbutz Nir Oz, sud di Israele, ad opera dei mostri di Hamas durante il tragico 7 ottobre del 2023, giorno delle incursioni dei terroristi di Gaza in territorio israeliano, avevano rispettivamente 4 anni e 9 mesi. Sono stati portati via con la loro mamma Shiri Bibas dopo l’uccisione barbara dei nonni materni. Il loro papà, Yarden Bibas, era stato preso in maniera separata dal resto della famiglia ed è tornato libero il primo febbraio, ma non osiamo immaginare come quest’uomo possa affrontare la propria esistenza attuale che forse è peggio della morte perché i suoi due bambini, Ariel e Kfir, e la moglie Shiri non sono usciti vivi dalla Striscia di Gaza. Hamas, nel contesto della difficile tregua con lo Stato ebraico, sta consegnando gradualmente i cittadini israeliani sequestrati il 7 ottobre 2023, i vivi e i resti dei morti, in cambio della liberazione in Israele di molti detenuti palestinesi. I terroristi islamici allestiscono però ogni settimana un bieco show dell’orrore con i vivi e i morti nelle bare costretti a sfilare su un palco improvvisato prima di fare ritorno a casa. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è stancato, non gli si può dare torto, di questo macabro spettacolo e ha annunciato la sospensione del rilascio di detenuti palestinesi, che durerà fino a quando Hamas non cesserà di vilipendere i vivi e i morti dello Stato di Israele. Una volta superato lo scoglio degli ostaggi, Hamas deve essere tolta di mezzo per sempre e per questo obiettivo, l’America di Donald Trump non mancherà di appoggiare il governo di Netanyahu. Pertanto, sono tornati in Israele anche i corpicini di Ariel e Kfir Bibas, mentre aleggia il mistero sulla salma della loro mamma Shiri, ed è venuto fuori un quadro agghiacciante della loro fine a Gaza. I due bimbi sono stati uccisi a mani nude dai killer sanguinari di Hamas, cioè, strangolati ed è inutile dire che non ci sia nulla di più atroce che strozzare un bambino di pochi anni o addirittura mesi. La realtà supera la fantasia dei film più crudi e brutali. La raggelante storia dei fratellini Bibas ha scosso il mondo e in Italia diversi Comuni si sono tinti di arancione, lo stesso colore dei capelli dei due bambini israeliani assassinati, e la Farnesina ha fatto la stessa cosa su richiesta del ministro degli Esteri Antonio Tajani e con l’assenso scontato della premier Giorgia Meloni. L’unico a non essere turbato dalla morte di una giovane mamma con i suoi figli è Giuseppe Sala, che si è rifiutato di illuminare di arancione Palazzo Marino. Il vergognoso niet del Sindaco di Milano ha provocato la dura e comprensibile reazione di Davide Blei, delegato alla comunicazione della Comunità ebraica milanese. Per Blei bisognava interrompere già da tempo ogni relazione con Sala e il rifiuto di onorare la tremenda fine dei fratellini Bibas è la classica goccia che fa traboccare un vaso strapieno e che impone uno strappo profondo. Le modalità con le quali sono stati ammazzati quei due bambini dovrebbero smuovere tutte le coscienze e passare sopra alle perplessità politiche, per esempio, verso la guerra nella Striscia di Gaza e le operazioni militari israeliane, ma per Sala è evidentemente più importante l’ideologia. Il Sindaco ha reso bene l’idea attraverso la risposta che ha fornito alla Brigata Ebraica e che citiamo testuale: “Ci sarebbero moltissimi motivi per continuare a illuminare il Comune. Il problema è tenere posizioni politiche. Ma non credo che lo faremo”. Ecco, per Giuseppe Sala è un problema politico piangere per quelle due povere creature innocenti, aventi, lo abbiamo capito, il difetto di essere nate in Israele, e il primo cittadino di sinistra vuole evitare di fare qualche passo che assomigli anche solo alla lontana ad una posizione favorevole allo Stato ebraico. Non vuole rischiare di perdere il proprio status di Sindaco schierato con la peggiore multiculturalità di sinistra, quella che piange per i bambini di Gaza, ma non versa lacrime per gli innocenti di religione ebraica, che vieta follemente di fumare per strada, ma non si scompone se all’interno delle comunità islamiche di Milano si celano dei violenti e se degli immigrati nordafricani insultano l’Italia in Piazza del Duomo durante la notte di Capodanno. Non si sorprenda, il signor Beppe, se poi qualcuno lo ribattezza come Salah. Il Sindaco di una città metropolitana come Milano fa senz’altro più scalpore, ma i primi cittadini di sinistra, anche di centri medio-piccoli, sono quasi tutti uguali fra loro e non si discostano da Sala. Antepongono l’ideologia del loro PD nazionale al dovere di amministrare i Comuni nel nome di tutti, anche di coloro i quali hanno votato per la parte avversa.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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