Inizia così l’articolo che il “The Guardian“ dedica al successo di Fratelli d’Italia nelle Marche, e sebbene manchino ancora i voti di pochissime sezioni, la presidenza di Francesco Acquaroli è ormai assicurata con oltre il 49% delle preferenze, distaccando di 12 punti percentuali il candidato del centrosinistra Maurizio Mangialardi. Il candidato del M5S Mercorelli si ferma all’8,6%.
E così, dopo l’Abruzzo, anche le Marche avranno un presidente che proviene da Fratelli d’Italia. Il centrodestra è riuscito ad espugnare una roccaforte “rossa”, dove dal 1995 ad oggi si sono succeduti esclusivamente presidenti di centrosinistra. Dai tempi della Democrazia cristiana, tanto per avere un’idea. Ma queste elezioni regionali hanno premiato il programma del centrodestra, e nel caso specifico, hanno dato fiducia al candidato di Fratelli d’Italia.
Il Professore Mattia Diletti dell’Università Sapienza di Roma, afferma nell’articolo che “la vittoria nelle Marche è importante per Meloni. Il suo obiettivo è guidare la coalizione e ha capito che si tratta più di una maratona che di uno sprint“.
Oltre alle Marche, la coalizione di centrodestra mantiene la presidenza del Veneto e della Liguria; anche in Valle d’Aosta (che non prevede l’elezione diretta del presidente), le liste di centrodestra sono in testa. Il centrosinistra mantiene invece la presidenza della regione in Campania, Puglia e Toscana.
Con l’esito definitivo delle votazioni che dovrebbe arrivare in giornata, le regioni guidate dal centrodestra salirebbero a 15, mentre al centrosinistra ne rimarrebbero solo 5: Toscana, Campania e Puglia in questa tornata elettorale, che si aggiungono ad Emilia Romagna e Lazio. I grandi assenti delle elezioni regionali sono invece i 5 stelle, che in molti casi non superano le percentuali a doppia cifra. Nonostante il disastro elettorale, non hanno rinunciato ad ascrivere il successo del referendum al Movimento, benché il taglio dei parlamentari sia stato votato praticamente da tutte le forze politiche in Parlamento.
Inoltre, The Guardian fa notare che in questo momento il governo è alle prese con un Recovery Fund da di290 miliardi di euro, pertanto dovrà presentare un programma al più presto, e in sede europea non potrà farsi vedere indebolito da queste elezioni. Di conseguenza non si prevedono grossi cambiamenti nell’esecutivo, nonostante il voto degli Italiani indichi chiaramente una sfiducia crescente verso questo governo giallo-rosso. Rimarranno tutti saldamente ancorati alla poltrona, tuttavia “qualche scossa di assestamento” (proveniente da un PD rafforzato nei confronti del M5S) potrebbe far sobbalzare qualcuno nella maggioranza.