Il vento del cambiamento di Conte e Schlein era solo una leggera brezza

Qui, su La Voce del Patriota, l’avevamo detto, ma probabilmente Elly Schlein e Giuseppe Conte non ci leggono. La vittoria, ma sarebbe meglio riferirsi ad un sudatissimo sorpasso avvenuto per 1600 voti, in Sardegna del campo largo, (PD, M5S ed altri), non è stata in nessun modo la spia di un significativo mutamento degli umori e delle preferenze degli elettori, isolani e italiani in genere. Non occorreva avere il cervello di Albert Einstein per capirlo eppure Schlein, Conte e i loro amichetti televisivi e su carta stampata non ci sono arrivati. La loro candidata Alessandra Todde si è imposta per un soffio, più per una botta di fortuna che per grandi meriti, e nel voto di lista i partiti di centrodestra hanno addirittura superato, con 6 punti percentuali in più, il campo largo, pertanto, i vertici del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle potevano sì esprimere una misurata soddisfazione davanti al primo dispetto, in parte riuscito, inferto a Giorgia Meloni, ma non certo cantare vittoria a squarciagola nel modo al quale abbiamo assistito. Si è parlato di trionfo delle matite sui manganelli, manco ci fosse a Roma un Lukashenko o un Putin da abbattere, e soprattutto, è stato tirato in ballo il sedicente vento del cambiamento di una Nazione ormai persuasa ad abbandonare, a livello elettorale, Fratelli d’Italia, il centrodestra e la premier Meloni. Tale euforia del tutto infondata faceva già sorridere prima dello svolgimento delle elezioni regionali in Abruzzo ed ora, dopo la riconferma del Governatore uscente Marco Marsilio, fa scompisciare. L’affermazione di Marsilio, netta, non sofferta e accompagnata da un centrodestra molto avanti rispetto al centrosinistra, rimette un po’ in ordine le cose e placa alcuni entusiasmi ingiustificati, con qualche aspetto di importanza storica. No, non stiamo esagerando perché l’esponente di Fratelli d’Italia, e candidato di tutto il centrodestra, è il primo presidente della Regione Abruzzo ad essere rieletto per un secondo mandato, dopo una continua staffetta, almeno ventennale, fra governatori di destra e di sinistra. Marsilio ha evidentemente ben governato fino ad ora e gli abruzzesi hanno ritenuto di interrompere l’alternanza ad ogni scadenza di incarico, chiedendo al presidente uscente di rimanere al proprio posto. E se vogliamo proiettare il risultato delle Regionali abruzzesi sul piano nazionale, come piace tanto alla sinistra, non possiamo registrare alcuna crisi di popolarità riguardante il Governo presieduto da Giorgia Meloni. Alla fine degli scrutini in Abruzzo, i leader del campo largo sono riusciti a strapparci un’altra risata. Marco Marsilio avrebbe vinto perché il centrodestra, attraverso la premier Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, accorsi sul territorio, ha fatto, (sic!), troppa campagna elettorale. Ci pare che l’Abruzzo non sia ubicato su Marte, bensì in Italia e preveda, come tutte le altre Regioni italiane, le stesse regole e i medesimi spazi elettorali e propagandistici per l’intero panorama politico, da Fratelli d’Italia alle realtà situate alla sinistra del PD. Altresì, Marsilio si sarebbe avvalso, per vincere, di un radicato sistema di potere, ma non ci sembra che il Governatore abruzzese sia in sella da una trentina di anni. I piddini parlano ora come se fossero una forza antisistema, dotata di pochi mezzi e ghettizzata, ma il PD, capace di governare una Nazione senza vincere le elezioni, in quanto a potere, sottopotere, ramificazioni varie e aiutini collaterali, è molto più esperto delle donne e degli uomini che condividono il progetto politico di Giorgia Meloni.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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