In ricordo di Quattrocchi a 16 anni dalla sua morte.

Il 14 aprile 2004 veniva ucciso in Iraq, dai terroristi islamici di Al Quaeda, Fabrizio Quattrocchi. rapito assieme ai suoi colleghi Agliana, Stefio e Cupertino, dopo 48 ore di prigionia, veniva freddato, con colpo alla nuca, mentre i latrati dei suoi assassini venivano sovrastati dalle sue ultime parole “ora vi faccio vedere come muore un italiano”.

La storia è tristemente nota, così come è noto il tentativo di gettare fango sulla sua figura operato dall’ideologia di sinistra, spaventata da tutto ciò che cementa il senso d’appartenenza alla Nazione.

È tristemente noto anche il difficile percorso di ricostruzione storico e giuridico di quel tragico evento, che si è dipanato nelle fredde aule giudiziarie e durante il quale purtroppo si è tentato di ridimensionare il ruolo dei terroristi, definiti semplici rapitori, mettendo spesso in dubbio anche la trasparenza delle attività svolte in Iraq da Quattrocchi e dai suoi colleghi. Poi l’oblio delle istituzioni, un velo di silenzio adagiato sulla sua figura come un sudario ipocritamente pietoso, per non urtare il pensiero dominante, dare un colpo al cerchio del perbenismo borghese e uno alla botte della sinistra malata di islamofilia d’accatto.

E negli anni, su questa coltre di silenzio, con una studiata cadenza, qualche attacco derisorio e sfrontato da parte dell’anpi, vomitato al ritmo di bella ciao da sparuti gruppi di manifestati, ebbri di birra riscaldata trovata nei cestini per il pranzo rilasciati dagli organizzatori.

Tuttavia, in questi giorni difficilissimi per l’Italia, giorni di sofferenza fisica e morale, giorni in cui a fatica si mantiene l’equilibrio e ancor più a fatica in molti di noi trattengono le lacrime, riprendere il filo della memoria e tessere la tela del ricordo diventa indispensabile. In un’Italia ferita, divisa e congelata, abbiamo ancora di più il diritto ed il dovere di ricordare l’eroe che prima di morire ha gridato il nome della sua Terra. E dunque se c’è chi dimentica e chi calunnia, c’è una Italia che celebra.

Oggi commemoriamo Fabrizio Quattrocchi, medaglia al valor civile, che ha mostrato al mondo come muore un italiano e nel farlo sicuramente sentiremo sulle spalle la responsabilità di mostrare al mondo la fierezza di chi è capace di rialzarsi da ogni disgrazia, in piedi, nonostante tutto e tutti.

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