La vicenda di Indi Gregory, la bambina inglese affetta da una rara malattia, ha toccato i cuori di milioni di uomini. Un destino che sembrava scritto, un cammino ineluttabile senza speranza e prospettiva. La malattia vissuta come una condanna, come un incubo senza risveglio. La malattia che finisce per definire la persona nella sua interezza: la sofferenza che annulla qualsiasi tratto, o profilo, altro, riguardante l’insondabile mistero celato nell’uomo.
L’amore più radicale, persino quello edificato sull’irrazionale desiderio di una guarigione impossibile, merita di essere alimentato, incoraggiato, rispettato nel profondo. La ricerca procede per tentativi ed errori, indaga le cause e studia gli effetti, esibendo una natura democratica, in seno alle differenti e legittime competenze disciplinari.
Ed è giusto che sia così. Non esistono risposte ultime, ma interrogativi molteplici, ancorati tenacemente all’etica del dubbio e della responsabilità. Non rassegnarsi e non smettere di lottare, agendo per il bene, per la costruzione di una società più equa e solidale, determinata nel promuovere i valori dalla vita, dell’esistenza.
Esistono politiche di destra e di sinistra, idee e pensieri divergenti per metodo e contenuto, visioni del mondo agli antipodi, da salvaguardare nel confronto e nel cammino verso la libertà di tutti noi.
Esistono, tuttavia, anche rare occasioni in cui queste differenze sembrano sfumare o limarsi, facendo trasparire un significato più alto e vero: è il tempo dell’uomo che opera per l’umanità intera e viceversa.
Il dono di una vita salvata infonde vigore e luce, diradando le tenebre della ragione.
Inghilterra, Paese della Magna Carta, della prima Costituzione (?),del diritto, impedisce ad un essere umano, ad una bimba di 8 mesi di tentare di salvarsi grazie ad un ospedale alla avanguardia dove talvolta si sono fatti miracoli nella cura di bimbi provenienti da tutto il mondo. Medici infami che forse hanno timore vengano scoperti i loro colpevoli errori e di dover ammettere i proprii personali limiti (stracciato il giuramento di Ippocrate!) E giudici onnipotenti anche nel Regno Unito, che si sentono padroni del mondo e della vita altrui. Mi ricorda il caso “Bibiano”! Che vergogna! Che schifo! La civile democratica Inghilterra? E il ‘grande’ re Carlo, immeritevole erede della grandissima Regina Elisabetta II, cosa dice? Assordante silenzio, il suo. Va a cavallo di equini e bipedi, gioca a polo, fa l’ecologista, il naturista, il filantropo ma sul caso di Indi tace. Eppure da re ‘regnante’ avrebbe potuto dire la sua? Re fantoccio, ultimo rappresentante di una dinastia gloriosa! L’Ospedale Bambin Gesù NON ha dato illusioni ai genitori della bimba, ma parlava di una possibilità di cura. Si poteva, si doveva tentare di tutto soprattutto ora che alla bimba era stata data la cittadinanza italiana: l’Inghilterra ha trattenuto con prepotenza ed arroganza una NOSTRA CITTADINA ITALIANA, emettendo una SENTENZA DI MORTE.
Faccio notare che Indi NON aveva certamente espresso l’opzione di FINE VITA.
Il Re Carlo III è già di per sé stesso una contraddizione.
Si chiama Carlo di Windsor ma in realtà si dovrebbe chiamare Karl von Sachsen-Coburg-Gotha.
Il re britannico appartenente a una casata tedesca.
Da giovane sembra che fosse gay ma poi ha deciso di innamorarsi di una donna piuttosto bruttarella e di sposare una bellissima ragazza mai desiderata.
Cosa volete aspettarvi da un Re che serve solo come personaggio per i giornali di gossip e come fantoccio delle lobby multinazionali londinesi.
D’altronde anche suo nonno Giorgio III valeva meno del 2 di picche. Nonostante i film della propaganda globalizzata anglo-americana lo hanno ritratto come fiero antagonista del nazismo.
Mi chiedo cosa avrebbe fatto se le elezioni del 1939 fossero state vinte dal partito filo tedesco di Mosley anziché da Churchill?
Spero che qualcuno non mi fraintenda ma voglio ricordare le parole di Josef Goebbels durante una trasmissione radiofonica diretta agli inglesi:
“Care signore Jones e Smith, cosa penserete quando vedrete i vostri figli e mariti ritornare in una bara, mentre intatto il vostro Re si gode le Highlands scozzesi assieme al suo padrone Churchill che fuma il sigaro e gli industriali e banchieri della City diventano sempre più ricchi con i soldi della guerra”.
Lottare, lottare, lottare…la vita è sacra!
Anch’io mi sono commosso per la generosa offerta del Governo italiano di cercare di curare la bimba inglese dichiarata, nel suo paese, incurabile.
E’ sicuramente un gesto simbolico di alto valore.
Però.
C’è sempre un però.
O riteniamo che la sanità inglese sia particolarmente difettosa nel tipo di cure che sono necessarie per il caso, oppure, come pur nella mia ignoranza credo, è perfettamente in grado di fare quello che faremmo in Italia ma ha deciso che “non ne vale la pena”.
Cinismo.
Cinismo?
No. Realismo. E’ inutile che facciamo credere alle persone che il “diritto a essere curati” (non parliamo del “diritto alla salute”, per il quale dovremmo rivolgerci direttamente a Dio e non al SSN) sia illimitato.
Ha un limite, ed è in primo luogo quello della scienza medica e delle strutture sanitarie disponibili, ma in secondo e incancellabile luogo quello delle risorse che il bilancio pubblico stanzia per la sanità.
L’abbiamo visto tutti negli anni del covid: la necessità di cure per il covid, soprattutto nei periodi di maggiore gravità dell’epidemia, ha comportato ritardi e carenze in molti altri settori di cura, con conseguenze anche gravi.
La “coperta” in sanità non è mai lunga abbastanza, copri da un lato scopri dall’altro.
Vogliamo dire agli italiani anche questa scomoda verità?
Più soldi alla Sanità?
Bene, propongo una regola semplice: chiunque propone più soldi pubblici per una causa, dica quale altra spesa pubblica deve essere diminuita per pareggiare il conto.
Personalmente qualche idea ce l’ho, se sarà il caso, sarebbe un dibattito interessante.
Con affetto
Alessandro