Nella sua informativa di oggi alla Camere, il ministro Speranza ha comunicato l’intenzione del governo a confermare le limitazioni vigenti fino al 13 aprile. “Perché – chiarisce – Il nostro obiettivo e’ non moltiplicare il numero dei positivi, bensì ridurre i decessi ed evitare che il nostro sistema sanitario nazionale venga colpito da ulteriore tsunami”. In realtà era quello che tutti si aspettavano, perché senza dubbio, ridurre le restrizioni anti contagio sotto il periodo delle feste pasquali sarebbe stato un grande rischio. E anche perché, il parere condiviso dalla comunità scientifica è che senza vaccino non sarà possibile sconfiggere il Covid, dunque “siamo tutti consapevoli che per un periodo non breve dovremo saper gestire questa fase di transizione ed evitare l’esplosione di nuovi focolai. Per questo la fase di convivenza con il virus andrà gestita d’intesa con il Comitato tecnico scientifico, con grande prudenza, continuando a monitorare molto seriamente il fenomeno e conservando le buone pratiche individuali che abbiamo imparato a rispettare in queste settimane”.
Un punto sul quale però, il senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, capogruppo in commissione Sanità, insiste : “La cosa prioritaria da fare in questo momento è una mappatura profonda della popolazione italiana con 2/3 milioni di test rapidi sierologici a disposizione dei sanitari per poter effettuare controlli alle persone a rischio anche se asintomatiche, che abbiamo capito essere la parte sommersa dell’iceberg in questa fase dell’emergenza. Per questo Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento al decreto ‘Cura Italia’ che assegna alle Regioni risorse aggiuntive per 250 milioni. Sarebbe stato opportuno prevedere questo già nella prima fase, e molto probabilmente sarebbe stato possibile limitare la diffusione del virus. Invece è stata data, anche comprensibilmente, priorità a chi avesse sintomi. Ora però non si può più attendere”, a maggior ragione quando si riprenderà la lenta normalità, perché, aggiunge “l’allentamento delle misure di distanziamento potrebbe provocare una ripresa veloce della diffusione del virus”.
Europa : per Speranza deve cambiare. Per Rampelli, se deve prendere lezioni dalla generosa Albania, è inutile.
E poi arriva il tema del “comportamento” dell’Europa, a quanto pare attualmente condannato da (quasi) tutte le forze politiche e sul quale Speranza invoca un rapido cambiamento, perché “le sue politiche sono datate e superate. Deve dimostrare di essere una reale opportunità, una grande forza che favorisce gli investimenti. Non possiamo consentire che alla grave crisi sanitaria si sommi una grave crisi sociale.”
Più duro, inevitabilmente, l’intervento del vice presidente della Camera Fabio Rampelli – il cui gesto dei giorni scorsi di togliere “temporaneamente” la bandiera europea dal suo ufficio non è certo passato inosservato – e che sul tema incalza : “Se la Ue deve prendere lezioni dalla piccola e generosa Albania tanto vale tornare al vecchio Mercato unico europeo: a che serve una cessione di sovranità? Non si può pensare che in tempi di globalizzazione uomini e merci possano infrangere ogni barriera e non possano fare lo stesso virus e batteri” e invita il governo a non creare terreno di scontro per un ridicolo scontro tra Stato e Regioni. “Basta polemiche che spaventano i cittadini. Il governo spezzi le gambe alla burocrazia e dia le risorse direttamente a chi ne ha bisogno, alle famiglie per vivere e alle imprese per salvare le aziende, saltando i passaggi intermedi. Se lo farà saremo non dalla sua parte, ma dalla parte dell’Italia”, ha concluso Fabio Rampelli.
Su una cosa però, non si può che essere d’accordo col ministro Speranza, e cioè sull’insegnamento da trarre da questa tragica esperienza: “Questa crisi dimostra come il sistema sanitario nazionale costruito nel nostro Paese sia il patrimonio più prezioso che possa esserci. Su esso dobbiamo investire con tutta la forza che abbiamo ed è la cosa che conta davvero di più. Anche per onorare chi ha perso la vita nei presidi sanitari, deve tornare a essere strategico l’investimento sulla salute”. Più che un monito, una reale ‘speranza’ per il futuro.