Ipocrisia dem sull’abuso d’ufficio: volevano abolirlo, ma ora lo rivorrebbero

Il cambio di direzione è repentino, fantasticamente rapido quanto drastico. Una mossa alla Maradona, alla Pelé, alla Zidane. Ma non si parla di calcio, si parla di politica. Allora il termine di paragone è quello dei grillini, capaci di nascere come partito anti-casta e poi finire per governare cinque anni in tre esecutivi diversi, tutti con partiti diversi. Ecco, il riferimento è questo, allora riformuliamo: un cambio di posizione a Cinque Stelle. Cinque stelle anche come valutazione, massimo dei voti. Complimenti.

La retromarcia di Elly

Come sempre, a sinistra prendono una posizione per partito preso, rinnegando anni e anni di sue stesse battaglie. Il tema, qui, è il ddl Nordio, diventato legge nel giro di pochi mesi, con un iter completato alcuni giorni fa. Tra le novità introdotte, l’abolizione dell’abuso d’ufficio, il reato che blocca l’operato degli amministratori locali, che rischia di immobilizzare l’azione degli enti locali, con la paura di vedere compromessa la propria reputazione irrimediabilmente ma ingiustamente. I dati parlano chiaro, con un percentuale minima di sentenze sul totale delle tantissime accuse. In pratica, tanti accusati, pochi colpevoli. Un resto quasi del tutto inutile, dunque, che si manifestava soltanto sotto forma di ricatto verso gli amministratori locali. Ecco, la retromarcia dei dem riguarda proprio il reato di abuso d’ufficio, in merito al quale l’opposizione di Schlein and Company è stata forte (ma vana). Tutto il PD ha appoggiato la mozione presentata dalla leader insieme al suo Sandro Ruotolo. Tutti insieme seguendo la linea dettata a forza dall’italo-svizzera, a cui tutto il partito si è dovuto uniformare. E la linea è questa: dire e fare l’opposto di ciò che dice e fa il Governo Meloni.

Serracchiani, “premio giravolta”

Ma non sempre, questa, è una strategia che conviene. Anzi, conviene quasi mai, soprattutto se in passato si è lottato proprio in favore di ciò che adesso si sta oppugnando. Il Giornale questa mattina in edicola, su questo tema, affida il “premio giravolta” a Debora Serracchiani. L’ex presidente del Friuli Venezia Giulia ha infatti tenuto a spiegarci quanto sia forte la sua contrarietà alla riforma della Giustizia voluta da Giorgia Meloni: “È un errore gravissimo abolire l’abuso d’ufficio e privare i cittadini dell’unica forma di tutela che avevano” (che poi, unica forma di tutela, non è un tantino esagerato?). Parole che, però, stridono con quanto sostenuto in passato dalla stessa Serracchiani, firmataria di una mozione risalente al 2019 con la quale veniva espressamente richiesta la separazione delle carriere, tra l’altro tra i punti cardine della riforma della Giustizia del Governo Meloni.

E i sindaci dem tacciono

E come lei, anche tanti altri esponenti del Partito Democratico non hanno certo mostrato coerenza con quanto sostenuto negli anni passati. L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è stata infatti, negli anni, proposta da molti amministratori del centrosinistra, che oggi però sono costretti a non poter festeggiare per via dei diktat imposti dalla segretaria Schlein nonché per ragioni meramente propagandistiche. Malgrado la lealtà politica imporrebbe di “dare a Cesare quel che è di Cesare”, di riconoscere i meriti di ciò che gli avversari politici hanno fatto di buono, apportando magari la propria visione e contribuendo al miglioramento. Negli anni, sindaci dem come Dario Nardella e Giorgio Gori avevano proposto l’abolizione del reato. “Con l’abuso d’ufficio noi sindaci lavoriamo nel terrore”, la dichiarazione invecchiata male del fiorentino di adozione. Ma ora, entrambi neo-eletti al Parlamento europeo, non ne parlano, glissano, restano in silenzio dinanzi l’ennesima successo firmato Governo Meloni.

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