Islamici e sinistra, accoppiata vincente in difesa delle moschee abusive

Una proposta di legge di buonsenso che dice semplicemente una cosa: le cose abusive sono pericolose e non possono essere tollerate, specialmente se, per venire alla luce, aggirano leggi già esistenti e sfruttino la “bontà” di altre. Proposta che, come spesso accade in caso di buonsenso, viene attaccata dalla sinistra, che a seconda dell’occasione si unisce a settori, comparti, gruppi di persone diversi, anche se molto spesso tra loro in contrasto. E non importa se nei loro Paesi di origine calpestano, fregandosene, i diritti civili delle persone Lgbtq+, su cui si fa costantemente campagna elettorale: ora la sinistra si schiera a favore del mondo islamico, in difesa della libertà di culto nel nostro Paese che, così come quella di informazione, non è certo messa a rischio dalla destra, ma da chi lamenta di essere discriminato (e censurato) ma poi vuole imporre la propria visione. In televisione, l’egemonia culturale di sinistra; nella fede, il credo islamico su quello cristiano. “Chiagne e fotte”, direbbero i napoletani.

La proposta di Fratelli d’Italia contro le moschee abusive

La proposta di Fratelli d’Italia, a prima firma Foti, è già passata alla Camera a inizio mese e ora aspetta il sì del Senato. Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha infatti inteso modificare l’articolo 71 del codice del Terzo settore, che riguarda l’uso di locali utilizzati dalle varie associazioni di promozione sociali nello svolgimento delle loro attività. In pratica, la proposta di Foti vuole correggere quel fenomeno che porta alla nascita di associazioni del Terzo settore al solo fine di diffondere l’odio islamista anti-cristiano e anti-europeo: molte di queste associazioni, infatti, sfruttando i minori vincoli, anche tributari, legati al mondo del volontariato, allestivano nei retro delle loro sedi, in garage, seminterrati, capannoni, magazzini, delle vere e proprie moschee. Moschee – si capisce – totalmente abusive, aggiranti qualsiasi norma o controllo sulla sicurezza delle strutture. Dunque una legge che si applica solo per le moschee abusive che non rispettano gli standard di sicurezza, e non a tutte le moschee: a differenza di quanto vorrebbe far credere la sinistra, dunque, non c’è nessun attacco alla libertà di religione. Una norma, insomma, che tutela il culto, la sicurezza degli stessi fedeli arabi, la dignità di quelle moschee regolarmente dichiarate e che protegge pure il credo cristiano, dal momento che in molte di queste moschee abusive, come detto, viene nutrito un odio razziale e discriminatorio verso i cattolici.

Le proteste degli islamici e la risposta di Foti

Ma gli islamici, corroborati dalla sinistra (anche da Romano Prodi) e addirittura da parte del clero (il presidente della Cei Matteo Zuppi), non ci stanno e scrivono una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella allo scopo di sottolineare la presunta incostituzionalità del pdl Foti, il suo fine “evidentemente discriminatorio”. Lamentano, gli islamici, la “situazione già precaria” delle comunità islamiche che “non trovano vita facile”, facendo notare che la legge porterebbe a una “crescita del fenomeno della radicalizzazione a cui ci opponiamo da anni con forza”. Ma la risposta di Tommaso Foti mette a tacere le pretestuose lamentele: “È quanto meno fazioso – ha detto – definire “anti moschee” la proposta di legge, a mia prima firma, approvata dalla Camera, poiché la stessa interviene contro quelle situazioni di abusivismo che hanno portato a trasformare magazzini, capannoni e garage in luoghi dalle finalità diverse da quelle proprie, in assenza di autorizzazione alcuna”. L’obiettivo è un altro, quello cioè di arrivare alla sicurezza dei luoghi di culto: “Avere luoghi sicuri – ha spiegato infatti – sotto tutti i profili, e dotati delle infrastrutture necessarie per potere ospitare i fedeli, è interesse di tutte le confessioni, nessuna esclusa. Oltretutto, il fatto che il decreto attuativo della proposta di legge, coinvolga più ministeri, dovrebbe essere salutato favorevolmente da tutti, comunità musulmane comprese, poiché all’evidenza la normativa conterrà punti di equilibrio condivisi a più livelli. In conclusione – ha detto –, non viene leso alcun principio costituzionale, a partire da quello della libertà di culto, nella proposta di legge di modifica di una norma del codice del Terzo Settore, utilizzata come grimaldello per eludere la normativa vigente in materia di luoghi di culto. Non a caso – ha concluso Foti – anche nella precedente legislatura, la Commissione Affari Costituzionali della Camera ebbe ad esprimere parere favorevole ad un progetto di legge molto più vincolistico di quello attuale”.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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