Continuano gli incontri a stelle e strisce del nostro Primo Ministro, che ieri ha accolto a Palazzo Chigi il Vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance.
Ebbene sì, lo stesso Vance che nemmeno troppo tempo fa si è rivelato essere uno dei critici più severi nei confronti dell’Europa, oggi si mostra aperto al dialogo, disponibile all’ascolto. E questo grazie al ruolo dell’Italia quale ponte strategico tra le due sponde dell’Atlantico.
Il colloquio con il repubblicano è stato il naturale proseguimento del vertice avuto con Donald Trump meno di 24 ore prima, durante il quale Italia e Stati Uniti hanno mostrato al mondo di essere dalla stessa parte e di impegnarsi unitamente e concretamente per rendere di nuovo grande l’Occidente.
Durante l’incontro a Roma i due Paesi, come è emerso durante le dichiarazioni congiunte alla stampa italiana, hanno sottolineato di essere uniti da un “rapporto privilegiato”, il che consente loro di dialogare in maniera franca, ma decisa, sui dossier internazionali più rilevanti.
Ieri si è parlato di tutto: sicurezza, energia, economia, spazio, tecnologia. Ma anche e soprattutto di commercio e di Ucraina. E proprio su quest’ultimo punto, le parole di Vance non sono passate inosservate: “Aggiornerò il Primo Ministro, pensiamo di avere alcune cose interessanti da riferire. Siamo ottimisti e speriamo di poter porre fine a questa guerra brutale.” Un messaggio che va interpretato come segnale di distensione e di volontà di arrivare quanto prima ad una pace giusta e duratura.
Dai secondi colloqui italo-americani è emersa la comune determinazione di rafforzare la cooperazione non solo a livello culturale- necessario per proseguire in quel progetto di Make Western Great Again, ma anche nei settori della sicurezza, della crescita economica e dello sviluppo tecnologico, tutti indispensabili per poter davvero ottenere un progresso della società occidentale odierna.
Ma, al di là delle specifiche tematiche, ciò che colpisce è l’atteggiamento di Vance: lo stesso uomo che guardava con sospetto a Bruxelles, ora invece si trova a valutare concretamente l’ipotesi di sedervisi allo stesso tavolo. E, soprattutto, si mostra aperto al dialogo e pronto ad ascoltare le proposte avanzate da parte italiana. Questo perché ha trovato di fronte a lui un Paese credibile, che non chiede il permesso, ma propone soluzioni. Un Paese che non si limita a seguire, ma che guida.
Questo incontro ci restituisce dunque l’immagine di un’Italia che, oggi più che mai, è un interlocutore indispensabile, sia per l’Europa che per gli Stati Uniti. E non perché qualcuno glielo ha concesso, ma perché se l’è guadagnato.
Il merito di tutto ciò va riconosciuto a Giorgia Meloni. La sua capacità di relazionarsi con le grandi potenze senza complessi di inferiorità, ma con chiarezza di idee, sta dando i suoi frutti. E il cambio di tono da parte di Vance e la relativa apertura al dialogo con l’Ue- e quella dello stesso Presidente Trump- lo dimostra meglio di qualsiasi dichiarazione formale.
La verità è quindi che, grazie a Giorgia Meloni, non solo l’Italia, ma l’intera Europa sta tornando ad essere ascoltata e rispettata. Questo non è che l’inizio, che ci rende fieri, e che apre la strada a una nuova stagione di cooperazione transatlantica, nella quale la nostra Nazione assume un ruolo di vera e propria guida, capace, autorevole e credibile all’interno di tutta la scena internazionale.