Il viandante, dopo lungo peregrinare, scorge infine l’arrivo, la meta tanto agognata. L’ultimo strappo è ormai alle spalle, il passo è stato valicato. Il sogno già prende corpo. La fatica è stata fedele compagna. Gli anni sono volati, i secondi sono parsi interminabili. L’istante e l’eterno hanno danzato a lungo, in un crescendo continuo di suoni e ritmi. Credere nell’impossibile, nutrire aspettative apparentemente irrealizzabili, scegliendo convintamente, e coerentemente, l’opzione più complessa e ardita. Non rassegnarsi all’omologazione, al livellamento, all’indifferentismo senz’anima. Abbracciare principi, votando loro la propria esistenza. Fare propria la vocazione del sacrificio, del servizio, del rifiuto sistematico di qualsivoglia logica altra: anteporre il bene ai singoli beni, le altrui necessità al proprio egoistico interesse, spogliandosi per rivestire il prossimo di speranze e opportunità. Essere sintesi tra reale e astratto, tra passato e futuro, tra cielo e terra, nutrendo gli occhi di orizzonti nuovi. Il coraggio e la consapevolezza di essere nel giusto hanno necessitato di una lunga maturazione: l’albero in fiore annuncia ora un eccezionale raccolto. Lo sconforto e la delusione non hanno prevalso. Le membra sono temprate, l’intelletto ha affinato la capacità di giudizio, la volontà è ormai ferma e incrollabile.
L’appuntamento con la storia è giunto: la goccia ha scavato la pietra.