L’agenzia di notizie tedesca DPA ha informato ieri che la maggioranza Ursula avrebbe siglato un accordo preliminare per assegnare i principali incarichi dopo le elezioni di giugno. L’accordo confermerebbe Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea, Antonio Costa come presidente del Consiglio Europeo e Kaja Kallas come Alta Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.
La trattativa era già stata elaborata la settimana scorsa, durante la riunione informale dei leader dell’UE ed avrebbe ricevuto l’approvazione finale in una videochiamata tra Donald Tusk (Polonia), Kyriakos Mitsotakis (Grecia), Olaf Scholz (Germania), Pedro Sánchez (Spagna), Emmanuel Macron (Francia) e Mark Rutte (Paesi Bassi).
Il Partito Popolare Europeo (PPE) era rappresentato da Tusk e Mitsotakis; i Socialisti e Democratici (S&D) da Scholz e Sánchez e Renew da Macron e Rutte.
La selezione degli incarichi più alti dovrà essere ratificata dai 27 leader in un vertice cruciale che si manterrà durante il prossimo fine settimana, momento nel quale si approverà anche l’Agenda Strategica per i prossimi cinque anni.
D’altra parte, sebbene grazie alla capacità diplomatica di Giorgia Meloni il gruppo dei Conservatori e Riformisti (ECR) si è trasformato nel terzo blocco con più eurodeputati, lo stesso non è stato incluso nelle negoziazioni. La leader italiana aveva già mostrato il suo disappunto dopo la riunione informale di lunedì 17 giugno, quando ha sentenziato: “Non è il tipo di cambio di ritmo che mi ero immaginata. Non concepisco la democrazia in questo modo e credo che siano questi gli atteggiamenti che hanno allontanato i cittadini europei dalle istituzioni”. Meloni, in aggiunta, ha definito “accordo fragile” quello che pretende chiudere la maggioranza Ursula.
Inoltre, ieri il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, in visita a Meloni in Italia, ha detto riguardo alla definizione dei ruoli dell’UE: “La scelta dei principali incarichi sarebbe escludente e si baserebbe sugli interessi esclusivi delle tre famiglie politiche europee storiche, un meccanismo che l’Ungheria non può sostenere”.
È evidente che ai burocrati di Bruxelles non importa la volontà degli elettori ma solo mantenersi nel potere. Le ultime elezioni europee hanno mostrato un chiaro malcontento della gente verso l’agenda progressista.
Il Primo Ministro italiano guarda ancora in serbo le sue carte da giocare, ma senza dubbio è pronta a mettere in campo tutta la sua abilità per ottenere importanti incarichi a favore dell’interesse del suo paese.