La May ce la fa e sopravvive alla sfiducia. Ciononostante, mai il rischio del no-deal è stato così vicino. Per i non addetti ai lavori vuol dire che mai, come ora, la Gran Bretagna è stata vicina ad uscire dalla UE senza che ci sia un accordo. “No deal” vuol dire questo, anche se spesso il termine è usato come sinonimo di disastro, di catastrofe, la situazione peggiore che si potrebbe verificare dopo che la May ha incassato il no ai suoi accordi. In caso di “no-deal” le situazioni peggiori si rischierebbero alle dogane e, più in generale, a tutti i confini del Paese. Al momento della Brexit, e nel giro di poche ore, la Gran Bretagna diventerebbe di nuovo un paese terzo rispetto alla UE, con tutto quello che ciò comporterebbe, a iniziare dalla burocrazia (bolli, ispezioni, controlli).
Scrivevano i quotidiani solo pochi giorni fa, prima del voto del parlamento inglese sulla Brexit della May, illustrando scenari apocalittici in caso di no-deal con file interminabili a qualsiasi frontiera, sia di terra che di mare, ritardi, cancellazioni e caos negli aeroporti, e problemi tali da poter anche creare mancanza di merce e magari di farmaci prima che la situazione di normalizzi. Non prima però di aver creato ricadute economiche non solo in Gran Bretagna. Scenario, da dire, che secondo la maggior parte dei conservatori è assolutamente esagerato. Resta però il dubbio, e basta anche solo quello per spaventare.
Ma perché, malgrado tutte queste preoccupazioni, gli accordi fatti dalla May con la UE per la Brexit sono stati comunque rifiutati? La questione è parecchio complessa, probabilmente anche per gli attori stessi. Diciamo, per iniziare, che tutti i no-Brexit nutrono sempre la speranza che per qualche impossibile ragione, si ritratti tutto e si ripensi alla volontà di lasciare la UE, magari facendo un nuovo referendum che avrebbe l’effetto di rimettere tutto a posto almeno secondo loro, perché in realtà a questo punto così non sarebbe. Ma oltre la volontà dei no-Brexit c’è da registrare proprio il rifiuto del parlamento della Gran Bretagna per i compromessi tra May e UE, alcuni dei quali proprio non sono andati giù. Il primo tra tutti quello che deriva dal Backstop, pezzo forte degli accordi e in assoluto il più discusso e meno gradito. Ma che cosa è il Backstop? Altri non è che il meccanismo di emergenza che dovrebbe essere applicato nel caso in cui non si riuscisse a raggiungere un nuovo accordo definitivo entro la fine del periodo di transizione. E già, perché a causa della complessità della Brexit, di tutti i possibili compromessi che si trascina dietro, dei dettagli e le postille, si é stabilito che è previsto un periodo di transizione di due anni, durante il quale tutte le attuali regole europee rimarranno in vigore mentre si discutono tutti i cambiamenti con calma.
Così, per evitare un altro no-deal, il Backstop stabilisce un’unione doganale tra Unione Europea e Gran Bretagna, con la specifica che questa unione doganale che dovrebbe essere temporanea avrebbe poi bisogno del consenso di entrambe le parti per essere sciolta, cosa vista dai Brexit come fumo negli occhi. Questo perché, se da una parte l’unione doganale semplificherebbe molto, dall’altra limiterebbe non poco la possibilità della Gran Bretagna di sviluppare accordi commerciali di rilievo con paesi al di fuori della UE.
C’è poi il famigerato “lodo irlandese”, una delle problematiche collegato alla Brexit che più ha fatto, fa e farà discutere. Riguarda il principale confine terrestre tra Unione Europea e Regno Unito, e cioè quello che si trova tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica di Irlanda. Un confine rigido, con controlli su persone e merci creerebbe oltre che un bel problema economico anche un problema politico, con rischi da non sottovalutare, dopo che per oltre 50 anni l’Irlanda del Nord è stata teatro di una terribile guerra civile tra cattolici – favorevoli alla secessione – e protestanti – favorevoli a restare nel Regno. Per prevenire tutto ciò, era stato stabilito negli accordi con la May appunto il Backstop. Di fatto non ci saranno controlli doganali tra Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda . I controlli avverranno invece quando le merci si sposteranno tra Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito e viceversa. Tutto ciò, però, ha messo l’Irlanda del nord in una posizione di vantaggio rispetto al resto del Paese, tanto che gli scozzesi hanno minacciato un nuovo referendum sull’indipendenza se si volesse continuare su questa strada. Ora la situazione ha quasi raggiunto il limite prima di esplodere. Il no deal è dietro l’angolo, il backstop potrebbe non reggere, e la Gran Bretagna potrebbe trovarsi davvero nei guai.
Venirne a capo ora, non sarà semplice.